Due sconfitte su due. Un nuovo en plein in negativo. Il Pd ha ottenuto l'ennesima bocciatura elettorale e all'interno del partito è già iniziato lo scaricabarile. Tra i dem, infatti, tutti ammettono la sconfitta (i numeri del resto sono schiaccianti) ma nessuno vuole assumersene la responsabilità. A poche settimane dalla designazione del nuovo segetario, il mea culpa è assai difficile da pronunciare anche per chi è ormai abituato a perdere. Così, per i democrats nostrani, l'analisi della tranvata in Lombardia e Lazio si è subito trasformata in una tragicomica pantomima.
Il Pd perde, Letta sposta l'attenzione
Enrico Letta, nel tentativo di ammorbidire il colpo, ha ad esempio cercato di rigirare la frittata. "Il dato che esce dalle urne in Lombardia e Lazio è chiaro. Il centro destra vince in entrambe le regioni", ha affermato l'ex premier. Poi, però, invece di riconoscere il fallimento del progetto politico dem, ha spostato lo sguardo su una presunta competizione di retroguardia con i Cinque Stelle e il terzo polo. "In un quadro politico per noi particolarmente complicato e con il vento chiaramente contro, il Pd ottiene un risultato più che significativo, dimostra il suo sforzo coalizionale e respinge la sfida di M5S e terzo polo. Il tentativo ripetuto di sostituirci come forza principale dell'opposizione non è riuscito". Per la serie: abbiamo perso, ma meno di quanto ci aspettassimo.
L'analisi della sconfitta e il nuovo segretario dem
Una simile analisi della sconfitta non ha fatto altro che mostrare implicitamente tutte le difficoltà d'azione del Pd, un partito che ormai si rallegra - nella disfatta - per non essere stato superato a sinistra come qualcuno invece temeva. Che i democats fatichino a riconoscere il rigetto degli elettori nei loro confronti è evidente e per certi versi comprensibile: il nuovo segretario dem sarà infatti l'espressione di un partito ormai lontano dai cittadini, anche e soprattutto a livello locale. Ammetterlo non è semplice. Così a sinistra c'è chi si accontenta di gioire per il fatto che anche i pentastellati non siano andati bene. Mal comune, mezzo gaudio.
"Pd senza leadership", Majorino contro Letta
E poi, oltre allo scaricabarile verso l'esterno, non sono mancate le accuse interne e le recriminazioni interne al Pd. "Abbiamo avuto settimane complesse, aver fatto questa sfida nel momento di maggiore difficoltà nella storia del Partito democratico non è stato assolutamente facile. Non avere una leadership nazionale ci ha costretti sempre a fare un di più", ha dichiarato il candidato di centrosinistra in Lombardia, Pierfrancesco Majorino, chiamando in causa direttamente Enrico Letta e i vertici del partito. Un'accusa mirata, che getta più di qualche dubbio sulla reale volontà di rinnovamento dem: dietro agli aspiranti leader nazionali del Pd ci sono infatti gli stessi volti dai quali oggi ci si aspetterebbe un passo indietro.
Lo scaricabarile Pd
"Rimane il rammarico di aver presentato il candidato due mesi prima del voto, cosa non consigliabile in una regione governata da un'altra parte politica", ha
lamentato ancora Majorino. Altra bacchettata alla macchina organizzativa dem e alle sue lungaggini. Morale della favola: il Pd ha perso e pure male, ma l'unica autocritica riscontrabile nel partito è quella rivolta agli altri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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