"Dobbiamo abbassare le armi e tornare al partito". Silvio Berlusconi scende in campo nel dibattito interno al Pdl. Tornato ieri a Roma, il Cavaliere sta provando a riconciliare le due anime del partito: "Farò tutto quello che posso per riunire". Mentre "governativi" e "lealisti" continuano a contarsi e marcare le rispettive posizioni, anche nell’attività parlamentare. "O si va a una successione di Alfano a Berlusconi o meglio una separazione consensuale" è l'avvertimento lanciato da Fabrizio Cicchitto a Raffaele Fitto che, nei giorni scorsi aveva chiesto l'azzeramento delle cariche interne al partito per ricondurlo all'unità. "Il nostro unico obiettivo - ha, però, fatto notare Fitto - è quello di perseguire l’unità del partito nel nome e sotto la guida di Berlusconi".
"È assurdo dividersi adesso. Io faccio il possibile per tenere unito il partito, ma l’impossibile non riesco a farlo...". Berlusconi tenta fino all’ultimo di scongiurare una rottura nel Pdl e di riportare ordine tra le varie anine. Nella residenza romana di Palazzo Grazioli il via vai è ripreso anche questa mattina, quando l’ex premier ha incontrato Guido Crosetto ed il presidente di Fratelli d'Italia Ignazio La Russa. Subito dopo in via del Plebiscito sono arrivati anche Gianni Letta e Marcello Dell’Utri, mentre a pranzo sono stati ricevuti gli europarlamentari del partito. "Sono certo che Berlusconi riuscirà a ricondurre tutto ad unità - ha assicurato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani - nessun protagonismo, nessun eccesso da parte di qualcuno". Da qui l'appello a mantenere ferma la storia di un movimento che ha visto crescere una classe dirigente individuata e coltivata da Berlusconi. "Affidiamoci a lui" è il rinnovato appello lanciato da Schifani al Pdl che in questi giorni sta lavorando alla linea politica da tenere in un serrato confronto tra "lealisti" e "alfaniani". Gli incontri che il Cavaliere sta portando avanti da giorni sono proprio tesi a trovare la sintesi all'interno del partito. A chi lo ha incontrato oggi il Cavaliere avrebbe, infatti, confidato che sarebbe un errore spaccare il partito. Da giorni gli esponenti del Pdl attendono dall'ex premier una presa di posizione sul futuro prossimo del Pdl. Da un lato, è noto, c'è Alfano alla testa dei "governativi" che, dopo aver visto la loro linea prevalere la settimana scorsa al Senato, chiedono ora "un partito senza falchi". Dall’altro Raffaele Fitto porta avanti le istanze dei "lealisti" che, invece, invocano un azzeramento delle cariche interne e il congresso. Questa è l’istanza che il deputato pugliese è andato a esporre ieri a Berlusconi, proprio mentre Alfano riceveva a Palazzo Chigi una fiumana di parlamentari. Una quarantina in tutto gli onorevoli vicini al vicepremier: tra loro non solo i "governativi" della prima ora, ma anche deputati e senatori inizialmente non schierati che stanno convergendo verso il segretario. "Normali incontri politici, ovvi in questo momento particolare", hanno spiegato dall’entourage di Alfano. Di certo diventa importante in queste ore capire il "peso" delle due anime all’interno del partito.
In ambienti parlamentari torna anche a circolare l’ipotesi che Alfano scelga di lasciare l’incarico da ministro dell’Interno, mantenendo quello di vicepremier, per svolgere a tempo pieno il ruolo di segretario. Voci, per ora. "Berlusconi deve esplicitamente affermare che Alfano è il suo successore e tacitare le contestazioni interne che vanno evidentemente superate anche con onesti compromessi fra le varie sensibilità e personalità", ha sollecitato Cicchitto avvertendo che, in caso contrario, sarebbe meglio una separazione consensuale in due partiti: il Pdl , più moderato, e Forza Italia, più movimentista e conflittuale. In un intervento su Libero, Cicchitto ha invitato il Cavaliere a "dare risposte razionali e realistiche al drammatico ma confuso dibattito" in corso nel Pdl, tanto più dopo la richiesta di azzeramento delle cariche interne. In realtà lo stesso Fitto ha ribadito, anche in mattinata, che l'unico obiettivo dei "lalisti" è perseguire l’unità del partito nel nome e sotto la guida di Berlusconi. Secondo quanto si apprende, Francesco Nitto Palma e gli altri parlamentari campani (salvo alcune eccezioni) si sfilano dalla conta interna al partito e decidono di non prendere posizione per i "lealisti", come sembrava emergere in un primo momento. "Se qualcuno ha già deciso di andar via, come faccio a impedirglielo? - si sarebbe chiesto il Cavaliere - chi vuole lasciarci, si assumerà le proprie responsabilità". In questo momento a spaventare maggiormente il leader del Pdl è soprattutto la morsa giustizialista che gli si sta stringendo addosso. Da una parte l'assalto multiplo delle toghe politicizzate, dall'altra la sinistra manettara pronta a cacciarlo dal parlamento per darlo in pasto a pm che per uno scampolo di notorietà sarebbero anche pronte a chiderne l'arresto.
"I miei avvocati dicono che il mio futuro è infausto - ha spiegato ai suoi - mi faranno marcire in galera. E come dimostra il caso Timoshenko, dopo molte manifestazioni alla fine anche la ribellione contro queste vicende si placa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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