Peggio del fascismo c'è solo l'Italia della Meloni. Parola di Repubblica & Co.

"Con la Meloni Costituzione, magistratura e stampa sotto attacco". Rassegna stampa delle storielle raccontate dai quotidiani della famiglia Elkann

Peggio del fascismo c'è solo l'Italia della Meloni. Parola di Repubblica & Co.
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Altro che l'incubo del Ventennio, la situazione è ben peggiore. Eh sì. Peggio della restaurazione del fascismo, della ricomparsa di una qualsiasi dittatura di destra, del riaffacciarsi di un Duce c'è – sentite, sentite – l'Italia nell’anno del Signore 2024.

Noi, poveri ebeti, mica ce ne siamo accorti ma le nostre libertà sono già andate a farsi friggere. Dormiamo sonni tranquilli, noi. E non ci accorgiamo di vivere in autocrazie dove non è consentito zittire (democraticamente, sia chiaro) il politico di turno, sputare in faccia a un poliziotto e tirargli addosso i sampietrini (sempre democraticamente, eh) o occupare gli atenei per solidarizzare coi tagliagole che a Gaza resistono al "genocidio sionista". Mala tempora currunt.

Fortunatamente c’è qualcuno tra la stampa libera che ha ancora il coraggio di raccontare le cose come stanno. I quotidiani della famiglia Elkann, per esempio. Oggi Maurizio Molinari apre Repubblica avvertendoci di un "attacco alle toghe" in corso. E non è l’unico pericolo: "Salvini guida la carica anti pm" (pagina 2). E poi: "Assalto alla Costituzione: il baratto tra le destre per cambiare le regole e piegare la democrazia" (pagina 8). Zerocalcare (pagina 12) ci spiega, invece, che "reprimere i ragazzi (quelli che zittiscono i politici, ndr) è anche peggio della Rai”, che ci sono ministri e governanti che “giurano sulla Costituzione e poi fanno il saluto per i caduti della Rsi" (ma chi?) e che il governo dovrebbe "giocare a carte scoperte" e dire che è fascista (ma in che film?). E, poi, altra intervistona: Fabio Fazio (pagine 30 e 31). Dice di essere "uno di quelli non compatibili con la nuova narrazione" e fa il martire. Tutto da copione.

Nemmeno la Stampa scherza in fatto di allarmismi. Pagina 2: "Noi siamo bersagli". Salman Rushdie e Roberto Saviano. E il killer, ça va sans dire, è la Meloni. "La premier – dice l’autore di Gomorra – considera normale mettere all’indice gli intellettuali durante la campagna elettorale". Poi, pagina 3, Elizabeth Strout, scrittrice premio Pulitzer, che parla di "tempi spaventosi" in cui si deve aver paura di parlare. Tempi in cui, pagina 4, "la libertà è a rischio" (parola di Don Winslow) e "non solo negli Stati Uniti ma in tutte le democrazie occidentali". D’altra parte, ce lo spiega Walter Veltroni a pagina 5, "il populismo conquista la folla". Fortunatamente (trafiletto a pagina 4) c'è papà Salis che porta avanti la candidatura della figlia, la castigamatti dei nazi, in Europa.

E dire che noi altri eravamo convinti di vivere in

una democrazia, con un governo e un presidente del Consiglio democraticamente nominati e soprattutto con una stampa libera di dire e fare tutto quello che vuole. Anche montare storielle distopiche di dittature inesistenti.

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