Peluche e fiaccolate. Quei diciassette mesi di sciacallaggi e attacchi

Sin dall'inizio la sinistra ha usato la strage per accusare l'esecutivo

Peluche e fiaccolate. Quei diciassette mesi di sciacallaggi e attacchi
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Diciassette mesi e una sola, granitica, certezza, ostentata in ogni occasione possibile: la strage di Cutro è colpa del governo di Giorgia Meloni. Una raffica di polemiche, da quella notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2023, data della tragedia del naufragio di migranti sulle coste calabresi.

L'offensiva è cominciata sin da subito e prosegue ancora. Tanto che la segretaria del Pd Elly Schlein, nell'anniversario del dramma, ancora dettava alle agenzie: «Da un anno chiediamo verità e giustizia su Cutro». Nessun dubbio. Come il 24 agosto dell'anno scorso: «Governo disumano, crea il reato di solidarietà». Sempre parole e musica di Schlein, a proposito del decreto migranti varato dal governo. L'allora neo-eletta segretaria del Pd si era presentata a Crotone già il 2 marzo, per rendere omaggio alle vittime del naufragio. Non una dichiarazione, in quella circostanza. Ma un'immagine che, nella mente degli spin doctor del Nazareno, doveva stridere con «l'assenza del governo». Infatti, Schlein aveva parlato di gesto «tardivo» quando la premier Giorgia Meloni, il 16 marzo, aveva ricevuto i parenti delle vittime e i superstiti del naufragio. Una settimana prima il Consiglio dei ministri a Cutro e la conferenza stampa, decisi dalla presidente del Consiglio. Un dibattito con i giornalisti che si è trasformato in una corrida. Con un fuoco di fila di accuse al governo da parte di alcuni cronisti presenti. «Ho sbagliato, mi correggo. Gli errori e le incertezze della premier nella conferenza stampa sul naufragio a Cutro», il titolo del sito de Il Fatto Quotidiano il giorno dopo la conferenza. E prima ancora, nei giorni immediatamente successivi alla strage, c'erano stati i tentativi da parte dell'opposizione e della stampa progressista di mettere in contrapposizione il capo del governo con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Pd, M5s e Alleanza Verdi e Sinistra avevano cercato di tirare per la giacca il Quirinale, sottolineando come Mattarella si fosse recato subito a omaggiare le vittime, nella camera ardente allestita a Crotone. «Mattarella, la sua preghiera solitaria davanti alle bare del naufragio Cutro», pennellava La Repubblica.

E poi, ancora il 9 marzo, i peluche - a simboleggiare i bambini morti nella tragedia - lanciati da alcuni manifestanti contro le auto della premier e degli esponenti del governo, arrivati a Cutro per il Cdm straordinario e la conferenza stampa. Sempre il 9 marzo Angelo Bonelli sputava fuoco: «Il dl del Consiglio dei ministri è inumano». Il socio Nicola Fratoianni seguiva a ruota: «Una sceneggiata il Cdm a Cutro». Schlein è tornata a Cutro anche il 25 febbraio scorso, a un anno dal naufragio dei migranti. «Una marcia per non dimenticare» e una corona di fiori sulla spiaggia, deposta sotto la pioggia.

Ma, tornando di nuovo indietro nel tempo, all'anno scorso, forse la vetta del grottesco si è toccata l'11 marzo. Quando è scoppiata una polemica per un video in cui Meloni faceva il karaoke con Matteo Salvini, durante la festa per il cinquantesimo compleanno del leghista. Cosa cantavano i due? La canzone di Marinella di Fabrizio De André, un brano che racconta la storia di una ragazza morta annegata in un fiume.

Ecco, tanto è bastato per collegare il tutto al naufragio di Cutro. «Agghiaccianti», il commento di Pd e M5s. «Salvini, Meloni e il karaoke. Se a morire è la vergogna», il titolo di un pezzo di Repubblica. La lunga marcia su Cutro.

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