Così Caselli può "salvare" l'amico Ingroia da Aosta

Il pm potrebbe essere distaccato a Torino, per continuare a occuparsi di antimafia

Il leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia a Roma
Il leader di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia a Roma

Roma - Mezzo politico, mezzo magistrato, Antonio Ingroia continua a fare il suo doppio lavoro e se ne infischia delle critiche. Appoggia la tesi dell'ineleggibilità di Silvio Berlusconi e fa il leader di Azione civile, sfila alla manifestazione dei lavoratori della Fiom, interviene sulla possibile deposizione di Giorgio Napolitano al processo di Palermo sulla trattativa Stato-mafia, che proprio lui ha preparato nelle vesti di procuratore aggiunto. Ma intanto manovra anche per il suo futuro.
Oggi il Tar si pronuncerà sulla sua richiesta di sospensiva del provvedimento del Csm che lo assegna alla Procura di Aosta, unica località dove non si è candidato (registrando un clamoroso flop) alle ultime elezioni. Contro di lui si è costituito anche il Codacons, chiedendo l'espulsione dalla magistratura per la sua attività politica. Tira una brutta aria e Ingroia teme la probabile bocciatura.
I suoi avvocati sarebbero pronti allora al ricorso al Consiglio di Stato ma intanto scadrà, tra un paio di settimane, il periodo di ferie che si è preso dopo l'aspettativa per l'incarico in Guatemala e poi per le elezioni. E, se la giustizia amministrativa non gli darà una mano, lui sarà costretto a prendere possesso del nuovo ufficio ad Aosta. Malvolentieri.
Se rimane con la toga (oltretutto, a 54 anni non ha maturato la pensione) e non riesce ad accaparrarsi qualche altro posto eccellente da cui far politica (quello di esattore offertogli dal governatore Crocetta ormai è andato ad un altro), per Ingroia continuare ad occuparsi di Cosa nostra è fondamentale. Dunque, è deciso a provare tutte le strade.
Sembra che in questi giorni sia maturata l'idea di farsi chiamare alla Direzione distrettuale antimafia di Torino, che fa parte dello stesso distretto di Aosta e dove potrebbe occuparsi delle infiltrazioni della 'ndrangheta. Per un trasferimento vero e proprio devono passare tre anni dalla nomina del Csm, ma c'è un escamotage che può funzionare: un'applicazione endodistrettuale, che può essere disposta immediatamente e non solo per coprire un posto vacante.
Potrebbe molto aiutarlo in questo senso il procuratore Giancarlo Caselli, amico fin dai tempi in cui guidava l'ufficio inquirente di Palermo. Dovrebbe essere lui ad attivare il Procuratore generale torinese, al quale spetta di fare la richiesta. Certo, proprio Marcello Maddalena potrebbe essere un ostacolo nella realizzazione del suo disegno, ma molto dipende dalla decisione con la quale potrebbe intervenire Caselli. Dalla procura generale fanno sapere che si tratta di un'eventualità «difficile e per ora non c'è nessuna richiesta in merito». Semmai, si spiega, «l'applicazione potrebbe essere disposta per un'inchiesta antimafia in particolare, nata ad Aosta e per la quale sia necessario l'affiancamento ad un magistrato della Dda torinese». Se il gioco riuscisse, si avvierebbe la procedura dell'interpello, Ingroia si dichiarerebbe disponibile e il Csm non potrebbe che dare un ok finale, intervenendo più sulla legittimità della scelta che sul merito.
Il magistrato, così, rispetterebbe formalmente il provvedimento di Palazzo de' Marescialli che lo spedisce ad Aosta ma otterrebbe quello che vuole, evitando quella che sente come una frustrazione: occuparsi di piccole beghe malavitose nella Valle, senza rilievo nazionale e soprattutto politico.


Ci sono tutti, ragionano i suoi consiglieri, gli elementi favorevoli per la richiesta di applicazione in un grande ufficio come la Dda di Torino, dove è facile individuare esigenze di un supporto speciale. E sono: conoscenza della materia, personale esperienza, posizione geografica.
Insomma, in teoria la prospettiva è «giuridicamente percorribile», confermano al Csm dove per ora ancora nulla si muove. Si vedrà.

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