Le priorità del Pd: la lista unisex nei seggi elettorali

Approvato in commissione Affari costituzionali del Senato l’emendamento dem che prevede anche la cancellazione del cognome del marito dalle liste

Le priorità del Pd: la lista unisex nei seggi elettorali
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Il Pd è una polveriera, ma ha ancora la forza per piazzare qualche bandierina ideologica qua e là. Dopo i festeggiamenti per la sentenza che reintroduce la dicitura “genitori” sui documenti dei minori al posto di “mamma” e “papà”, i dem hanno ottenuto un altro “grande” successo. Ieri, infatti, sono stati approvati due emendamenti al dl elezioni: il primo cancella l’obbligo del cognome del marito nelle liste elettorali, mentre il secondo istituisce la lista unisex nei seggi elettorali. Uno schiaffone al patriarcato, insomma.

Andiamo per gradi. Il primo emendamento a prima firma Cecilia D’Elia prevede che al posto del “cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito” ora venga indicato solo “il cognome e il nome” della donna. Un “retaggio ormai davvero superato” secondo la senatrice. Il secondo emendamento, sempre a prima firma D’Elia, la divisione per sesso delle liste e quindi le file per votare ai seggi. “Un’abitudine obsoleta e inutile” la gioia della dem: “È molto importante e particolarmente significativo che la Commissione si sia espressa all’unanimità su entrambe le modifiche”.

Ecco le grandi priorità del Pd, costretto a celare le divisioni sui dossier più importanti e a ripiegare sulle battaglie arcobaleno. Sì, perché le file unisex sono un’ossessione dem da diverso tempo. Alle ultime elezioni europee sono state registrate diverse iniziative in tal senso: le amministrazioni – rosse – di Padova e Milano hanno deciso di abolire la suddivisione in file maschili e femminili. Un’iniziativa per non “discriminare” e per non mettere in difficoltà le persone trans e non binarie. E, ancora, come dimenticare la protesta dell’avvocato Cathy La Torre in occasione delle ultime politiche? A Bologna fece mettere a verbale la violazione del diritto alla riservatezza delle persone in transizione di genere.

Sempre in quell'occasione il Partito Gay per i diritti LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale accusò il Viminale di non tenere in considerazione la complessità delle persone transgender per quanto riguarda l'accesso ai seggi elettorali: "Centinaia di migliaia di persone aventi diritto al voto in questo momento in Italia non sono in possesso di documenti conformi alla propria identità".

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