Gli ultimi dati economici consegnano l'immagine di un'Italia che ha rallentato di molto il passo veloce degli ultimi due anni, ma se questo già lo si sapeva il punto adesso è capire se sia stata o meno ingranata la retromarcia. I dati sulla produzione industriale italiana di ieri, in questo senso, sono un campanello d'allarme: come rileva l'Istat, a novembre l'indice è diminuito dello 0,3% rispetto a ottobre e, su base annua, il dato complessivo scende del 3,7 per cento. Un dato «più debole del previsto», sostiene Andrea Volpi, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Ieri, intanto, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Un incontro definito «cordiale» in cui si è parlato delle prospettive dell'Italia, riferisce la nota, e degli scenari macroeconomici dell'anno. Da questo punto di vista, lo aspettative sono molto incerte: il mercato del lavoro, finora robusto, dà segni di stagnazione con una lieve diminuzione degli occupati a tempo indeterminato rispetto a ottobre (-94mila posti) parzialmente controbilanciata da più autonomi e lavoratori a termine. A preoccupare di più, poi, c'è il fatto che l'inflazione, che in Italia è lievemente scesa a dicembre al +11,6%, resta in doppia cifra e rallenta meno rispetto al resto d'Europa (anche se dovrebbe aver superato il picco). Su questo fronte si rimane agganciati all'andamento dei prezzi dell'energia: promette bene il gas, ieri sceso a 63 euro al megawattora (rispetto ai picchi di 342 in agosto); meno rassicuranti le aspettative sul fronte petrolio. In rialzo nelle ultime settimane (il Brent è sugli 85 dollari al barile), anche in vista di una ripartenza della Cina a seguito della fine dell'era zero Covid. Cattivo presagio per il prezzo della benzina, balzato dopo la fine dello sconto sulle accise e minacciato da ulteriori rialzi in vista dell'embargo Ue, che scatterà il prossimo 5 febbraio sulle forniture russe di prodotti petroliferi raffinati. Mentre in Germania, economia connessa con quella italiana, nell'ultimo trimestre dell'anno sembra profilarsi una stagnazione, per l'Italia c'è attesa per i dati che usciranno a fine mese perché diranno molto sulla crescita (o decrescita) acquisita con la quale si è entrati nell'anno nuovo. Mediobanca, per esempio, prevede che il Paese registrerà una «lieve recessione» nel 2023 e «l'occupazione, i salari e la spesa pubblica saranno i fattori chiave per mitigarla». La riapertura della Cina può spingere la crescita, ma lo scenario centrale di Piazzetta Cuccia «è quello di una lieve recessione per l'Europa nel 2023».
Roma è vista sul filo del fuorigioco tra crescita e recessione da tante agenzie e istituti: per Moody's sarà a crescita zero nel 2023, il Fondo monetario internazionale vede un -0,2%, Bankitalia stima un incremento dello 0,4 per cento. La Bce si aspetta «una recessione breve e di lieve entità» mentre mette in cantiere altri rialzi dei tassi. Ogni previsione, però, rischia di essere stravolta da ciò che accade tra Russia e Ucraina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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