La vergogna non ha limiti. Il primo maggio, a Torino, è comparso uno striscione che "inneggiava" a Luigi Preiti, l'uomo che il giorno del giuramento del governo Letta ha sparato davanti a Palazzo Chigi, ferendo due carabinieri. Incredibile ma vero, l'attentatore è diventato quasi un eroe per certi gruppi di cosiddetti "autonomi". A Bussoleno, in Val di Susa, sono stati affissi dei manifesti di solidarietà a Preiti. Qualche esaltato li ha appesi, una decina in tutto, sui muri delle strade principali. Stampati su sfondo giallo, mostrano un cowboy, con la pistola in mano, e un testo di 46 righe, battuto al computer. Il farneticante comunicato è intitolato "Gli spari sopra", citando un brano del 1993 di Vasco Rossi.
In uno dei passaggi del manifesto si legge: "Luigi Preiti ha semplicemente fatto quel che tutti dicono in ogni buon bar d'Italia, lui ha solo accorciato la distanza tra il dire e il fare. Non è un gesto sorprendente. Quel che è davvero sorprendente è che sia un gesto isolato". Un vero e proprio inno al terrorismo e alla lotta armata. Al posto della firma, in fondo al messaggio, c'è una scritta in stampatello: "Solidarietà di pelle a Luigi Preiti".
L’attentatore è definito "un uomo rovinato dalla crisi" che "ha lucidamente individuato i responsabili della sua miseria e ha preferito rivolgere l’arma contro i suoi oppressori, una volta tanto non contro se stesso". Inquietante rilevare come per gli autori del volantino "i due carabinieri non passavano certo di lì per caso: erano lì apposta, armati, a difesa della Casta... Il minimo che si può dire è che se la sono cercata".
Anche a Genova sono comparse diverse scritte, sui muri, inneggianti all'uomo che ha esploso colpi di pistola contro le forze dell'ordine e che ha detto che voleva colpire i politici: "Luigi Preiti eroe del popolo", "- parole + fucili", "La vera follia è quella di chi ci governa". Ogni scritta è seguita dalla lettera A cerchiata, il simbolo degli anarchici.
Non inneggia all'uso delle armi ma fa un discorso comunque molto pericoloso il professor Paolo Becchi, dell'Università di Genova, vicino al Movimento 5 Stelle. "Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia", dice alla Zanzara su Radio 24. "La situazione se non migliora peggiora e non so quanto la gente possa resistere, non so quanto il Movimento possa frenare la violenza della gente, che è nella natura delle cose". In precedenza Becchi aveva detto: "Questo attentato è stato utile ad un certo tipo di azione politica: dare al governo Letta una maggioranza solida. E cercando di far passare per scontata anche la ricomposizione, almeno sulla carta, del Pd". Insinuando poi un'accusa molto pesante: "Quei 101 parlamentari che avevano impallinato Romano Prodi ora dove sono? Dopo la sparatoria si sono ricompattati. E questo è un dato di fatto, è oggettivo. Può darsi anche che non ci sia alcuna correlazione tra le due cose, però...".
A stretto giro di posta arrivano le repliche delle altre forze politiche: "L’idea di utilizzare ai fini di battaglia politica avvenimenti drammatici come la sparatoria a Palazzo Chigi - afferma Marco Minniti, senatore del Pd - è assolutamente intollerabile". Fabrizio Cicchitto (Pdl) rincara la dose: "Da parte degli esponenti di M5S ne abbiamo sentite di tutti i colori sull’attentato folle davanti a palazzo Chigi, argomentazioni spesso farneticanti e insensate alle quali si aggiunge oggi quella strampalata del professor Becchi, che parrebbe essere l’ideologo del movimento".
Anche i parlamentari 5 stelle prendono le distanze da Becchi: "In merito alle uscite odierne del professor Paolo Becchi in diversi mezzi di comunicazione i gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle di Camera e Senato - si legge in una nota dell’ufficio stampa M5S - prendono nettamente le distanze da tutto quanto proferito dal docente dell’ateneo genovese. Inoltre si ribadisce che il professor Becchi non è un ideologo del M5S, si tratta semmai di un’etichetta attaccata al personaggio sulle cui posizioni deputati e senatori non si riconoscono affatto". Poco dopo anche Grillo, su Twitter, tuona contro il professore: "Becchi non rappresenta il M5S". E sul blog posta la nota ufficiale di deputati e senatori grillini.
Intanto Giuseppe Giangrande, il brigadiere dei carabinieri rimasto gravemente ferito il giorno
dell'attentato, resta in prognosi riservata. Dal bollettino diramato nel pomeriggio dal Policlinico Umberto I risulta che "è necessario prolungare il monitoraggio" in quanto l’edema impedisce di quantificare il danno neurologico.
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