Adesso l'Italia è davvero unita, dalla Sicilia all'estremo Nord alpino: la Corte dei conti ha appena annesso al nuovo Stato unitario, fondato sulle inchieste per spese allegre e sprechi personali, anche l'Alto Adige, che poi è la provincia di Bolzano, ultimo paradiso terrestre rimasto in questa valle di lacrime. Nel mirino dei controllori c'è sua maestà Luis Durnwalder, sovrano assoluto e indiscusso tra gli ameni villaggi del Sud Tirolo (vietato nel reame chiamarlo Alto Adige: sa troppo d'Italia, puah).
Il procuratore contabile Robert Schuelmers, accompagnato dalla Guardia di finanza, si è presentato direttamente negli uffici del governatore filo-austriaco (per sua fiera e reiterata ammissione), chiedendo i faldoni di una specifica voce nel sontuoso bilancio altoatesino (entschuldigen, sud tirolese): il fondo personale del presidente. Si tratta di 72mila euro all'anno che il capo del governo locale può gestire a proprio piacimento, «anche se è evidente - spiega il procuratore - come i soldi vadano comunque spesi nell'ambito dell'attività istituzionale». È proprio su questa sottile distinzione, tra dotazione personale e utilità pubblica, che si fonda l'accertamento. Secondo alcuni esposti presentati alla Corte dei conti, Sua Maestà sarebbe caduto nel personalissimo. Lo zoom va a fissarsi in particolare sulla festa di compleanno organizzata per Durnwalder il 24 settembre dell'anno scorso, a Castel Tirolo, cinquecento invitati adoranti, spesa totale intorno ai 40mila euro: e va bene che i 70 anni arrivano una volta sola, ma dato l'impegno è anche il caso di dire per fortuna.
Ad ogni modo, la posizione della Corte è molto chiara: se il presidente ha sempre messo di tasca sua, liberissimo. Se invece risultasse che ha pescato nel fondo personale - personale per la personalità politica, non per la persona - allora tutti i discorsi cambierebbero. Diventerebbe molto semplicemente peculato, cioè distrazione di denaro pubblico, cioè reato penale da passare subito alla Procura della Repubblica per il relativo procedimento.
Inutile specificare come Sua Maestà sia a dir poco imbufalito. Si imbufalisce per molto meno, anche per i semplici rilievi della polemica politica, figurarsi con la Finanza in casa. «È un attacco offensivo e ingiustificato», tuona mentre parte subito al contrattacco, dimostrando così che non sarà per niente italiano nel sentire e nel vivere la nostra bandiera, ma che lo è pienamente nei modi e nei toni del più classico politico.
Replica la Corte dei conti bolzanina, sempre per bocca di Schuelmers: «Dai registri sembra trapelare uso di denaro per spese dentistiche, biglietti aerei di un viaggio a Vienna con la compagna (pellegrinaggio alla capitale, ndr), regali di Natale, canone tv, assicurazione auto, tasse sulla casa. È ancora tutto da chiarire e da ricostruire. Si tratta di indagare su un'eventuale commistione tra privato e pubblico».
È comunque una bruttissima botta per il mito dell'intramontabile patriarca, che dico patriarca, per il demiurgo di questa invidiatissima riserva ancora formalmente italiana, costata ai nostri bisnonni anche parecchio sangue, ma in epoche recenti sempre più impegnata in uno strisciante allontanamento, nell'indifferenza generale (le regole sono chiare: per chi sceglie d'essere di lingua tedesca ci sono case, lavoro e incentivi, per chi sceglie la lingua italiana si fatica persino a trovare una scuola, ormai). Abituato da sempre a un trattamento in guanti bianchi da parte dello Stato centrale, amato nel suo feudo per gli anacronistici privilegi strappati all'Italia zerbina, improvvisamente Durnwalder si ritrova accomunato alla politica furbona dell'odiosa penisola. Non è facile incassare il colpo. Difatti non lo incassa. Minacciando a sua volta azioni legali, spiega così alle agenzie la linea di difesa: «Non ho usato un euro per spese private. Solitamente la segretaria anticipa i soldi, poi a fine mese si fanno i conti e le spese vengono registrate. Le mie personali a quel punto vengono detratte».
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