Calenda: “Renzi mi sfidi in un congresso”. Terzo Polo ai ferri corti

Il leader di Azione Calenda lancia la sfida a Matteo Renzi: "Se ritiene di volere la leadership concorreremo al congresso"

Calenda: “Renzi mi sfidi in un congresso”. Terzo Polo ai ferri corti

Il Terzo Polo, più passa il tempo, e più ricorda sinistramente il Partito democratico. Distante anni luce dalle sensibilità dei cittadini, Matteo Renzi e Carlo Calenda, trovano il tempo, prima di azzuffarsi tra di loro e poi di criticare gli elettori che non li hanno votati. La politica, in tutto questo, non tocca mai palla. Ora, dopo la sconfitta alle elezioni regionali, la discussione interna al Terzo Polo è al limite dell’assurdo. La domanda che ritorna nelle sedi di Azione e Italia Viva è sempre la stessa: continuare con la Federazione o costruire un partito unico prima delle elezioni europee?

Le crepe nel Terzo Polo

Carlo Calenda, raggiunto da Il Messaggero, se da un lato dice di essere pronto“a sistemare le cose nel partito”, dall’altro, non perde l’occasione di rifilare una critica a Matteo Renzi:“Se Matteo ritiene di volere la leadership del partito concorreremo al congresso”. La sfida è lanciata, ora la palla passa a Renzi e ai suoi.

Da qui parte il rimpallo di accuse e veleni che va avanti da due giorni. Il leader di Azione, Carlo Calenda, spinge per il partito unico e accusa Matteo Renzi, leader di Italia Viva, di poco attivismo. Gli esponenti vicini a Renzi rispondono a stretto giro e girano le accuse al leader di Azione:“Il problema – dicono i vertici di Iv –non è se, è come. Noi vogliamo andare avanti, ma un partito si fa con un processo politico, non con i tweet e i talk show”. Una frase che, a ben vedere, racchiude perfettamente tutte le contraddizioni di Carlo Calenda e centra il nodo della questione: serve un processo politico per arrivare a un ipotetico partito unico. La cosa non sembra preoccupare il leader d’Azione, che rilancia:“Io sono favorevole a farlo subito perché dobbiamo averlo in piedi prima dell’inizio della campagna per le Europee del 2024. L’accusa a Renzi, da implicita diventa esplicita.“Lui dice di proseguire con la Federazione fino a dopo le europee. Io sono di diverso avviso”. Insomma, una distanza a livello temporale che cela divergenze politiche difficilmente colmabili.

Il flop alle regionali

A pesare sui malumori interni al Terzo Polo è sicuramente il flop alle regionali, sia in Lazio che in Lombardia. In occasione delle consultazioni regionali, Il duo Renzi-Calenda si è scontrato con la dura realtà. A Roma, il candidato Alessio d’Amato è stato ampiamente sconfitto; in Lombardia, Letizia Moratti, non è mai stata in partita.

Carlo Calenda prova, senza riuscirci, a diminuire l’entità della sconfitta: “Le elezioni Regionali – spiega il leader di Azione – per i partiti di centro e di opinione sono più difficili.

Purtroppo in queste elezioni non c’è voto d’opinione che è il nostro bacino fondamentale”. Come lo volti o come lo giri il mantra di Calenda è sempre lo stesso:“è colpa degli elettori”.

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