Renzi nominato consulente strategico del Tony Blair Institute for Global Change

L'ex capo del governo italiano sosterrà leader politici e governi di tutto il mondo nel loro percorso di riforme radicali, soprattutto per le innovazioni e tecnologie digitali nei servizi pubblici

Renzi nominato consulente strategico del Tony Blair Institute for Global Change
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Matteo Renzi è stato nominato consulente strategico presso il Tony Blair Institute for Global Change (Tbi). Stiamo parlando dell'organizzazione non-profit fondata dall'ex premier britannico che ha come obiettivo quello di sostenere i leader politici e i governi di tutto il mondo nella costruzione di società aperte, inclusive e prospere in un contesto globalizzato, affrontando una serie di sfide nell'attuazione di riforme radicali e importanti progetti di nation-building. La notizia arriva un paio di settimane dopo l'avventura non fortunatissima alle elezioni europee e, con tutta probabilità, lo allontanerà ancora di più dall'attività politica in Italia. "Sono lieto di dare il benvenuto a Matteo Renzi all'Istituto come consulente strategico", ha dichiarato lo stesso Blair. L'ex presidente del Consiglio sarà "un'aggiunta preziosa al nostro team di leader che forniscono consigli strategici di alto livello, aiutando i leader politici di tutto il mondo a realizzare cambiamenti per i loro cittadini".

Renzi: "Onorato di lavore a fianco a Blair"

L'ex capo del governo italiano, dunque, offrirà la sua consulenza esperta su strategie, politiche e implementazione, frutto della sua ricca e variegata esperienza ad altissimi livelli. Immediato il commento del diretto interessato dopo l'ufficialità dell'accordo: "Sono onorato di unirmi alla TBI. Tony Blair è stata fonte di ispirazione per me negli anni del Governo e sono lieto di poter lavorare perché i leader di oggi e domani abbiano lo stesso esempio visionario e riformista". Oltre a al leader di Italia Viva, tra i consulenti strategici del Tbi fanno parte Sanna Marin, ex primo ministro finlandese, il generale Sir Nick Carter, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito, e Patrick Vallance, ex Consigliere Scientifico Capo del Governo del Regno Unito.

Matteo Renzi è stato il più giovane presidente del Consiglio dell'Italia repubblicana (aveva compiuto da pochissimi giorni 39 anni) governando dal febbraio 2014 al dicembre 2016. Ha guidato il Partito Democratico come segretario nazionale dal 2013 al 2018 - con una breve interruzione nel 2017 per prepararsi alla sua seconda vittoria alle primarie - riuscendo a portare il movimento politico di centrosinistra nelle elezioni europee del maggio 2014 al suo massimo risultato storico: 40,8%. Nel 2019 ha poi deciso di lasciare lo stesso Pd fondando il proprio partito liberaldemocratico, Italia Viva.

La carriera politica dell'ex premier

Prima del Partito Democratico (nato ufficialmente nel 2007) Renzi era stato membro dal 1996 al 2002 del Partito Popolare Italiano cristiano democratico, che era confluito nel partito centrista La Margherita, a sua volta fuso con i Ds nel nascente Pd. Dopo cinque anni come presidente della Provincia di Firenze, nel 2009 è diventato sindaco del medesimo capoluogo della Toscana. Nella consiliatura da primo cittadino le sue politiche includevano l'installazione di 500 punti di accesso WiFi, il dimezzamento del numero di consiglieri comunali e il taglio della spesa in eccesso del settore pubblico; nonché la riduzione delle liste d'attesa per gli asili del 90% e l'investimento in edilizia scolastica e welfare.

Matteo Renzi è da tempo un sostenitore della digitalizzazione come parte centrale delle riforme interne in Italia. Durante il suo mandato da inquilino di Palazzo Chigi è stato fautore dell'introduzione dell'ID digitale nei principali servizi pubblici, vista da lui come un modo per creare "un'Italia più veloce, più agile e meno burocratica".

A metà degli anni '10 l'ex premier ha poi introdotto la riforma della Pubblica Amministrazione (detta anche "riforma Madia") come un ampio insieme di misure per modernizzare la pubblica amministrazione in Italia. Le riforme includevano una componente completa di digitalizzazione ed e-government, in cui proprio l'ID digitale era un pilastro centrale.

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