Insulti, prese in giro gratuite e stoccate politiche sferzanti. Dopo l’iscrizione di Giorgia Meloni nel registro degli indagati in relazione al caso Almasri, a sinistra è iniziata la gara a chi la spara più grossa. L’asticella si alza sempre di più e, per sfidare l’esecutivo, scendono in campo i migliori intellettuali della guache nostrana. Nell’ultima puntata di Piazza Pulita, il programma di approfondimento politico serale condotto da Corrado Formigli, oltre alla segretaria Elly Schlein, l’attacco è stato coordinato dalla firma di Repubblica Massimo Giannini. A rispondere, colpo su colpo, ci ha pensato Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia.
La crisi isterica della sinistra comincia proprio da Giannini. Incalzato nel merito della vicenda del cittadino libico rimpatriato dall’Italia, la penna progressista si è scagliata contro Palazzo Chigi. Dal salotto di Formigli si parte dal presupposto che Meloni sia “sotto ricatto”. “Non so chi stia ricattando la premier. Deve essere lei a dircelo”, esordisce Giannini. Che poi aggiunge: “Aveva detto che non era ricattabile, ma oggi non si capisce chi la sta ricattando”. “I giudici”, prova a rispondere Formigli.
Caso Almasri, Giorgio Mulé: "La CPI non era legittimata a fare l'ordine d'arresto". Corrado Formigli: "Non buttiamola in caciara".#piazzapulita https://t.co/lbWT0f9yzq
— La7 (@La7tv) January 30, 2025
Ma l’ex direttore della Stampa sembra dimenticarsi del trentennale scontro tra magistratura e politica che contraddistingue, purtroppo, il Belpaese. “Non sarà certamente la magistratura che sta esercitando un ricatto, ma è questo quello che ci vogliono farci credere”, sentenzia il giornalista. Da qui l’invettiva assume il tono dell’insulto gratuito. Prima, con sprezzo del ridicolo, afferma che la vicenda Almasri sia “a metà strada tra una giunta cilena e la repubblica delle banane”. Poi, a stretto giro, dice che sembra di essere su “scherzi a parte”. Il motivo è presto detto: “Abbiamo liberato un criminale per sicurezza nazionale”.
La risposta arriva poco dopo dallo stesso studio di Formigli. Incalzato sulle parole di Giannini, il deputato forzista Giorgio Mulè non si esime dal controbattere. A finire nel mirino è la scelta della Corte penale internazionale. “Sul caso Almasri la Corte ha combinato un pasticcio perché dopo aver fatto l’ordine di arresto il 18 gennaio, lo stesso ordine viene cancellato il 25 gennaio”. Gli stessi giudici hanno “buttato nel macero” l’ordine del 18 gennaio e ne fanno un “nuovo” il 25 gennaio.
Sia perché è “colmo di errori” tipografici e materiali sia perché si sono dimenticati di inserire “17 punti” dell’opinione dissenziente del giudice. “Non buttiamola in caciara”, prova a difendersi Formigli. Ma il nodo rimane. “La Cpi è approssimativa e pasticciona”, conclude Mulè.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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