La "rettrice" Deflorian, l'errore di Salis e le liste della Boschi: ecco il podio dei peggiori

L'ateneo di Trento mette al bando il maschile. Papà Salis e Pd trasformano il caso in uno scontro politico e per Ilaria la posizione si complica. La Boschi vuole schedare i giornalisti. Ecco i peggiori della settimana

La "rettrice" Deflorian, l'errore di Salis e le liste della Boschi: ecco il podio dei peggiori
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Due settimane sul podio dei peggiori, Antonio Decaro e Michele Emiliano. Una soap opera, degna del Partito democratico, con accuse insensate contro il governo Meloni. E poi l'inchiesta del tribunale che fa saltare un assessore regionale (Anita Maurodinoia) e scattare le manette ai polsi del di lei marito (Sandrino Cataldo) e del sindaco di Triggiano (Antonio Donatelli). Altro che atto di guerra del Viminale! E, proprio mentre il Pd è scosso dal terremoto, Giuseppe Conte fa saltare il banco e rompe il campo largo. Con Elly Schlein (inevitabile) finisce a pesci. Peggio delle cozze pelose di Emiliano.

Ma veniamo al nostro podio. Al terzo posto, questa settimana, c'è il rettore dell'università di Trento, Flavio Deflorian. O sarebbe più corretto dire - a loro piace di più così - la rettrice dell'università di Trento, Flavio Deflorian. Eh già, perché il nuovo Regolamento generale dell'ateneo ha messo al bando il genere maschile. Sentite un po' cos'hanno scritto in un comma dell'articolo 1: "I termini femminili usati in questo testo si riferiscono a tutte le persone". Quindi anche quando riguardano degli uomini. Sono tutti in preda ai fumi dell'ideologia woke, anche il rettore... ops, la rettrice. "Ho riflettuto molto sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali - ha spiegato Deflorian - così ho proposto di dare un segnale di discontinuità". Una follia politicamente corretta, ma pur sempre una follia. E anche il suicidio della lingua italiana. Qualcuno all'università di Trento dovrebbe tornare alle elementari e ripassare le concordanze nel numero e nel genere.

Al secondo posto c'è Roberto Salis: superstar (a sinistra) della settimana e prezzemolo dei salotti tivù da cui spara querele per interposta persona. Al Nazareno alcuni dem sognano di mettere la figlia in lista alle europee. "Per salvarla dalle grinfie di Orban", dicono alcuni. "Non è mica Tortora", rispondono altri. E il padre giù a sbraitare a destra e a manca sui media: "Se all'ultimo cadesse la candidatura o se non scattasse il seggio sarebbe un boomerang...". Infine il due di picche di Elly Schlein. "Al momento la candidatura non è sul tavolo". Al momento. Intanto il pasticcio è fatto. Pure il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, non ha nascosto che l'aver parlato "con tutta la stampa europea occidentale e con alcuni media statunitensi" e l'essere andato al Parlamento europeo a lanciare accuse non ha fatto altro che trasformare il caso giudiziario in uno scontro politico peggiorando pesantemente la posizione della figlia.

Al primo posto del podio dei peggiori di questa settimana troviamo Maria Elena Boschi. Con la scusa della par condicio vuole schedare i giornalisti che vengono ospitati nei talk show. Una proposta che fa ancor più orrore perché fatta non da un politico qualunque ma dalla vice presidente della Commissione di vigilanza Rai. Per la deputata di Italia Viva le opinioni di noi giornalisti dovrebbero essere equiparate a quelle dei politici.

In poche parole: prima di andare ospiti in un qualsiasi programma televisivo, dobbiamo dire pubblicamente cosa votiamo. Ma la segretezza del voto le dice nulla? Ma soprattutto: schedare i giornalisti non le puzza un tantino di regime totalitario?

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