Angelino Alfano non ha raccolto provocazioni. Per tutto il giorno, mentre dentro al Pdl si moltiplicavano le risse, il segretario ha parlato di Imu e agenda di governo. E sì che le bordate hanno fatto rumore. La prima è arrivata già al mattino, da Gianni Alemanno. Ospite di Agorà, il sindaco di Roma ha dato l’ennesimo assalto alla dirigenza: «Estremamente giusta» la proposta di semipresidenzialismo alla francese avanzata da Silvio Berlusconi. Peccato che l’ex premier affiancasse Alfano in conferenza stampa: «Quel contesto era vecchio, perché oggi il tema nel Pdl è avere una leadership chiara che deve essere quella del segretario». Bum, ma è solo l’inizio: «Se doveva essere un messaggio verso il rinnovamento, la presenza di Berlusconi ha creato un cortocircuito, ha fatto credere che lui si volesse candidare e ha depotenziato la proposta». Invece, Berlusconi «dovrebbe seguire l’esempio di Aznar e Blair: dare il via a una grande fondazione, farne il presidente e da lì dare indicazioni», lasciando che il Pdl affidi la leadership ad Alfano, «attraverso il congresso».
L’altro botto ieri lo hanno fatto i giovani di FormattiamoilPdl. Se l’appuntamento di Pavia aveva l’aria di un collettivo studentesco della nuova era, coi tweet al posto dei volantini, la prima mossa ufficiale sa di okkupazione. Del quinto piano di via dell’Umiltà, per l’esattezza. Al Cavaliere non chiedono un passo indietro, ma laterale: «Resta necessario, ma non è più sufficiente: l’epoca dei videomessaggi è finita, oggi alla tv bisogna affiancare la Rete». È invece la testa dei tre coordinatori che reclamano i giovani. Nulla di personale, dicono, con Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi. Il fatto è, spiegano, che «non ha senso tenere tre coordinatori con un segretario forte: un passo indietro rafforzerebbe Alfano».
Per contro, la richiesta è di creare una cabina di regia con una ventina di volti nuovi, e di inserire nel programma elettorale del 2013 le proposte che il neonato movimento da qui in poi farà raccogliendo la voce del web, a partire da quella di inserire in Costituzione il tetto del 40% della pressione fiscale. La decisione di osare l’attacco ai big è stata presa ieri mattina nel quartier generale dei formattatori, nel palazzo romano di via in Lucina già sede dei Club della Libertà.
L’intrepido individuato per metterci la faccia, con un’intervista a Porta a porta presente in studio lo stesso Alfano, è stato quello di Andrea Di Sorte, assessore a Bolsena. Non si dovrà trattare, spiega, di una sostituzione di persone, «ma dell’eliminazione dallo Statuto della figura dei coordinatori». Raccontano che La Russa e Verdini non l’abbiano presa bene. «Ha promesso a dei ragazzini i nostri uffici» era il virgolettato che gli attribuiva ieri Dagospia, dando conto di un sodalizio dei due Seniores contro Alfano, reo di aver legittimato il movimento presentandosi a Pavia e accogliendone le richieste. Del resto, in diversi nel partito hanno storto il naso per quel no al listino bloccato pronunciato «in una sede inadeguata».
Alfano tiene il punto. Lavora alla nuova squadra che lo affianchi nella fase di transizione verso le Politiche, formata per lo più dagli under 40 e con innesti di ex An, garantendo gli equilibri interni ed evitando che la sua segretaria si trasformi in un commissariamento. E punta a segnare una linea chiara. Ieri a Porta a porta ha rilanciato il presidenzialismo, subito dopo aver dato alcune indicazioni dall’assemblea degli industriali di Prato: «Non dobbiamo accontentarci di quello che il governo sta facendo, dobbiamo chiedere di fare di più. Nessuno ignora le difficoltà, non siamo su Marte». Ma, tanto per cominciare, il Pdl sosterrà il «pacchetto Squinzi», e cioè la richiesta del presidente di Confindustria di «ridurre la spesa pubblica e far ripartire l’impresa».
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