Quanto a Silvio Berlusconi stia a cuore la partita delle riforme lo si capisce da come negli ultimi giorni la grancassa azzurra ha ripreso a battere sull'argomento. Deputati, senatori ed europarlamentari, infatti, non perdono occasione di intervenire e dichiarare, non solo sull'abolizione del Senato di cui martedì si inizierà a discutere a Palazzo Madama ma pure sull'ultimo rilancio semipresidenzialista dell'ex premier. Il segno, insomma, che la materia scotta e che sul punto Forza Italia è intenzionata a giocare un ruolo di primo piano.
Non è un caso che Berlusconi abbia messo sul tavolo delle riforme l'elezione diretta del presidente della Repubblica, un tassello centrale secondo Forza Italia. Lo ha detto chiaro l'ex premier venerdì, intervenendo alla kermesse azzurra organizzata a Napoli e a cui hanno partecipato molti big del partito, a partire da Giovanni Toti (con Francesca Pascale seduta in prima fila). Anche se, spiega la responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini, «non si tratta certo di una proposta ad escludendum». Nel senso che non è un prendere o lasciare e Berlusconi è intenzionato ad andare avanti sulle riforme a prescindere dalla trattativa sul semipresidenzialismo.
Il leader di Forza Italia, insomma, è deciso a fare il possibile affinché questa possa essere una «legislatura costituente». Lo ha ripetuto più volte nelle conversazioni private di questi giorni, mettendo in chiaro anche con Denis Verdini - l'uomo che insieme a Gianni Letta sta tenendo i contatti con Matteo Renzi e il ministro Maria Elena Boschi - che non ha alcuna intenzione di rompere. È il Pd, è stato il senso dei suoi ragionamenti, che «deve superare i suoi tramestii interni». Anche se la netta presa di posizione di Renzi verso il senatore Corradino Mineo e degli altri dissidenti lo ha favorevolmente colpito, perché gli ha dato l'impressione di un premier che nonostante qualche problema con i suoi gruppi parlamentari riesce a tenere in mano il partito.
Berlusconi, dunque, spera di poter vestire i panni di padre costituente ed è per questo che decide di rilanciare sul semipresidenzialismo, per fare sì che le riforme non si limitino alla rifondazione del Senato e alla riscrittura del Titolo V ma siano più complessive. Non è un caso che - nonostante la sordina del week end - in molti abbiano voluto dire la loro sulle riforme, da Renato Brunetta a Paolo Romani, passando per Daniela Santanché, Anna Maria Bernini e Maurizio Gasparri. Un tema, peraltro, intorno a cui si può cominciare a iniziare il percorso di riunificazione del centrodestra. E infatti ieri Angelino Alfano si è detto d'accordo sull'elezione diretta del capo dello Stato, con i big del Ncd (primo fra tutti l'ex ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello) a rilanciare il semipresidenzialismo. Un entusiasmo, quello del Nuovo centrodestra, che pare non abbia fatto particolarmente breccia ad Arcore visto che - sarebbe stato il ragionamento del leader di Forza Italia - Alfano «copia e viene a rimorchio».
Riforme a parte, si acuisce invece la frattura interna al partito di piazza San Lorenzo in Lucina. Dopo la kermesse di Napoli (cui non era presente Raffaele Fitto), il gruppo dei fedelissimi ha infatti deciso di intensificare l'attività sul territorio. Il coordinatore siciliano Vincenzo Gibiino, per esempio, annuncia per luglio a Catania una convention azzurra sul Sud. Mentre il coordinatore di Club Forza Silvio Marcello Fiori parla di «600 iniziative» di qui ai prossimi giorni. Con l'europarlamentare Fulvio Martusciello che spiega come «i voti delle Europee non appartengono ai singoli candidati ma sono tutti di Berlusconi». Messaggio ovviamente indirizzato a Fitto. Che tira dritto per la sua strada e dalla prossima settimana inizia il suo giro per il Sud.
Domani sarà a Catanzaro e Lamezia Terme, poi Bari, Potenza e fra due lunedì Napoli. Dove - non c'è alcun dubbio - l'ex ministro ha intenzione di portare più gente di quella che c'era venerdì scorso e fare così la conta. Sarà interessante capire se ci riuscirà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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