"La Rai va riformata profondamente". Elly Schlein ha scoperto l'acqua calda. Nella più recente puntata di Piazzapulita, la segretaria del Pd ha avanzato una proposta in realtà vecchia come il cucco, che tutti i partiti accarezzano da decenni senza però arrivare mai al dunque. Del resto, una volta entrati nella stanza dei bottoni televisivi, anche i riformatori più convinti hanno sempre ceduto alla tentazione di aver voce in capitolo sull'emittente di Viale Mazzini. Ora, sulla scorta delle strumentali polemiche progressiste contro l'attuale governance Rai, la leader dem ha rilanciato l'idea, assicurando di avere già un piano d'azione pronto all'uso. "Il Pd c’è con le sue proposte", ha garantito.
Anche in questo caso, però, l'enfasi utilizzata da Elly Schlein sembra nascondere una beffa. Già nei mesi scorsi, infatti, i dem avevano caldeggiato un'immediata riforma del servizio pubblico ma la loro proposta era stata accolta con freddezza anche all'interno del centrosinistra. I primi a storcere il naso erano stati proprio i Cinque Stelle, che sulla Rai si erano smarcati dai compagni del costituendo campo largo. "Pensare di strutturare una proposta di riforma coinvolgendo esclusivamente le forze politiche di opposizione ci porterebbe ad un nuovo vicolo cieco. Sarebbe fare i conti senza l'oste", aveva lamentato la presidente grillina della commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia, ponendo una giusta questione.
Finché stavano al governo (e avevano dunque un maggior ascendente sulla Rai), i dem non si erano espressi con particolare sollecitudine sulla necessità di una riforma. Ora che a Palazzo Chigi c'è Giorgia Meloni, invece, invocano revisioni urgenti e strutturali alla tv di Viale Mazzini. Se queste sono le premesse, il rischio è che le proposte di rinnovamento siano condizionate da un marcato retroterra politico e dunque destinate a non trovare (come già accaduto) una larga condivisione. La sinistra, peraltro, già in passato tentò di riformare il servizio pubblico ma con effetti a dir poco discutibili. Al governo guidato dall'allora leader Pd Matteo Renzi risale infatti una legge che di fatto estendeva il potere d'intervento dell'esecutivo sulla nomina dei vertici aziendali. In pratica, quello che oggi i dem contestano.
Ora Schlein vorrebbe cambiare le regole di designazione della governance Rai con una proposta unitaria del centrosinistra. Ma in questo modo la segretaria dem ripeterebbe solamente gli schemi fallimentari del passato, quando i progetti di riforma elaborati nelle segreterie di partito si arenavano comprensibilmente nelle sabbie mobili del dibattito parlamentare. E poi, con che credibilità la sinistra parla di "tele-Meloni" ma pretende allo stesso tempo di far passare i propri piani come disinteressati ed estranei a interessi di parte? Risulta dunque difficile credere che la profonda riforma auspicata dalla leader dem possa davvero portare a una Rai più libera e indipendente dai partiti.
Al contrario, il
sospetto è che le continue rimostranze della sinistra contro l'attuale Rai (definita da Schlein "megafono del governo"), nascondano un surrettizio tentativo di riportare in onda un palinsesto già visto: "tele-Pd".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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