Lei è psichedelica e manda profumo di donna. D'altra parte sta nel partito più rombante e rampante del Paese, ha 33 anni, è la prima signora nella storia della Repubblica italiana a ricoprire il ruolo che ricopre (cioè ministro per le Riforme costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento) e ha un bel paio di tette. Non difetta nemmeno di laurea (in giurisprudenza), sorriso, equilibrio sui tacchi, e una certa naturale dose di mistero. Aleggia sull'immaginazione degli italiani (c'è chi dice che l'abbia già sterminata), è perennemente scandagliata dall'obiettivo dei fotografi, ma di lei si sa pochino (malgrado l'imprudente intervista rilasciata a Vanity Fair in cui parlava della sua dolente «singlitudine») e quasi tocca far fatica per ricordarsi persino il timbro della sua voce. Maria Elena Boschi non è una che permetta a chiunque di autoinvitarsi nel suo privato. Racconta lei, fa vedere lei: quello che vuole, quando vuole.
È successo il giorno del suo giuramento davanti a Giorgio Napolitano (giacca troppo corta per chinarsi a firmare, pantaloni troppo stretti per qualsiasi cosa) ed è successo l'altra sera al galà del Maggio Fiorentino. Tailleur blu elettrico (ma molto elettrico) la prima volta, abito rosso (ma molto rosso), la seconda volta. Sulle scarpe calzate per il Maggio Fiorentino ci piacerebbe soprassedere. Ma è impossibile, visto che sembrava ci fosse la mano di dispettose fatine Drag Queen nella confezione di quel dispetto. Un paio di zatteroni neri con tutto quello che ci poteva essere tranne l'unica cosa che avrebbe dovuto essere presente e cioè una punta, chiusa. Invece c'erano dita «pittate» di rosso a far capolino a quelle mastodontiche décolleté con tacco, plateau, fiocco e cinturino. Una scelta avventata, spavalda e infelice, dettata probabilmente dalla convinzione che la Boschi ha di essere assolta dal trionfo (politico), dal fatto che la vittoria giustifica tutto. Quando per certe scarpe da lap dance non c'è perdono che tenga. Ma non è per quelle (incredibilmente) che le critiche nei confronti della neoministra hanno iniziato a serpeggiare. Secondo i più era invece il bel seno ad essere troppo in vista. Sistemato alla meno peggio in un reggipetto nero, asimmetrico nel suo debordare generosamente dalla scollatura stile Impero dell'abito color fuoco.
È sempre così: c'è un deficit incolmabile di empatia nei confronti di chi è nato bello, magro, dotato e predestinato. La gente si indispettisce, le elettrici ci ripensano, le colleghe abbandonano la solidarietà. Maria Elena da Montevarchi (uno di quei posti dove si esce a far benzina sull'autostrada) zatteroni o no di chilometri ne ha fatti parecchi. Anche se le manca la vita di coppia, anche se Silvio Berlusconi le aveva detto che era troppo bella per fare politica. Invece adesso è ministro, ha le tette, vede i quarant'anni lontani, lontani, solo col binocolo e potrebbe tuffarsi nella sovrabbondanza di beni affettivi in (non) circolazione che vagano per il nostro Paese. È il «Boschi time», malgrado le scarpe... E speriamo sinceramente che Maria Elena proceda su se stessa come Matteo Renzi procede nella politica: infischiandosene e sgommando, sgommando e infischiandosene. Uno, Renzi, che quando si aspetta il peggio, gli va incontro a braccia aperte. Uno, Renzi, che non parte per sentire messa ma per dirla. Preferendo un tweet a un anacronistico cartellone elettorale, arrivando prima, andandosene in tempo, ridendo anziché offendendosi.
Ci vuole un fisico bestiale e siccome lei (la Boschi) ce l'ha non sarà certo per colpa del fisico che si lascerà affossare dai detrattori, dagli scandalizzati, dai risentimenti da salotto. È facile, in fondo, riuscire a difendersi dall'invidia, perché chi ne soffre ce l'ha scritta in faccia come un morbillo.Certo, se nel frattempo Maria Elena riuscisse a scendere da quelle scarpe perverse...
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