Sanremo, il ritornello dell'antifascismo

Questa moda, questa posa, questa ossessione di dichiararsi, come tu ben rilevi, a tutti i costi antifascisti, nei contesti più variegati, in modo sempre forzato, inopportuno, un po' come il cavolo a merenda

Sanremo, il ritornello dell'antifascismo
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Direttore Feltri,
non comprendo questo bisogno di taluni italiani di dichiararsi «antifascisti» o di urlare slogan antifascisti, come è accaduto a dicembre scorso durante la prima al teatro La Scala, o di intonare Bella ciao. Ma soprattutto non capisco perché quando questi personaggi e personaggetti del mondo dello spettacolo o civile o politico lo fanno vengano reputati alla stregua di eroi, applauditi, ammirati, esaltati dai media.
Lei cosa pensa di questo nostro bizzarro costume?
Riccardo Marino

Caro Riccardo,
questa moda, questa posa, questa ossessione di dichiararsi, come tu ben rilevi, a tutti i costi antifascisti, nei contesti più variegati, in modo sempre forzato, inopportuno, un po' come il cavolo a merenda, ostentatamente, come a volere mettere le mani avanti puntualizzando una propria categoria di appartenenza, è uso ormai diffuso. E trovo che sia di pessimo gusto. Preciso: nulla di male nel proclamarsi «antifascisti», ma per quale motivo bisogna farlo e soprattutto per quale dannata ragione urge farlo a ridosso di un Festival della canzone, durante una conferenza stampa, per di più intonando da nulla Bella ciao, canzonetta sopravvalutata, che viene definita «bellissima», ma che mi risulta priva di senso, ad esempio nel punto che fa così: «Tu mi devi seppellir lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior». Non mi pare che un fiore possa fare tanta ombra. Ma vabbè, di testi musicali illogici ne udiamo ogni anno (incluso questo) anche a Sanremo. E udiamo anche monologhi, frasi, interventi fortemente politicizzati e ideologizzati. Quindi, questo festival 2024 non fa eccezione: il palco viene impiegato anche per fare politica, sempre a favore di una certa corrente. E meno male che Giorgia Meloni si era presa la Rai, così sostenevano i suoi detrattori.

A me sembra che nulla sia cambiato e che la sinistra seguiti a volere imprimere il suo marchio ovunque, a ciarlare di antifascismo, non disponendo di altri argomenti, come se farlo fosse un atto coraggioso e rivoluzionario, come se fossimo in piena dittatura fascista. Da qui le reazioni che ti meravigliano, ossia la tendenza ad esaltare chiunque sottolinei il suo antifascismo. Tutto questo è anacronistico. Il fascismo è morto e sepolto da decenni. Nessun eroismo, dunque, in chi si dice antifascista. Siamo tutti contro le dittature, contro gli estremismi, contro i regimi, sia di destra che di sinistra. Chi di noi potrebbe amare la tirannide? Tuttavia, nessuno si dichiara mai anticomunista, nonostante il comunismo ne abbia soffocati di diritti e ne abbia fatti di morti e ne abbia versato di sangue. Non ho mai sentito un individuo, cantante o presentatore, gridare dal palco dell'Ariston: «Sono anticomunista». Anzi, guai a compiere tale affermazione. Automaticamente si verrebbe tacciati di essere fascisti, razzisti, omofobi, sessisti, in quanto per i cretini il contrario di «comunista» è «fascista». Tutto ciò deriva dalla ignoranza. Prevale nelle menti mediocri e in coloro che non hanno studiato la storia o che hanno accettato un determinato indottrinamento, l'idea che il comunismo sia giusto, a differenza del fascismo.

Ma sono la stessa identica cosa nella sostanza e negli effetti.

Se proprio ci si vuole cimentare in una performance canora che celebri l'Italia, allora che a Sanremo venga cantato l'inno nazionale, la canzone del popolo italiano al di là di ogni appartenenza politica.

Sai perché questo non si fa? Perché il patriottismo è messo al bando, considerato quasi alla stregua del fascismo, un sintomo di radicalismo di destra, una colpa, un male.

Ma il vero male è la nostra schizofrenia ideologista nonché quella ipocrisia e quella paura del giudizio e della condanna sociale che ci inducono ad adeguarci senza troppo riflettere ai dettami imposti dal politicamente corretto e per questo anche a fare sempre e ovunque questa superflua noiosissima specifica: «Sono antifascista». Non potendo salutare alla romana allo scopo di scongiurare immaginabili incriminazioni, non ci resta che rispondere romanamente: «Sticazzi».

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