Roma - Le dimissioni già comunicate al notaio, sempre presente alle riunioni di Scelta civica. Poi, dopo essersi alzato per andarsene, subito dopo aver accusato i cattolici (più ancora il suo ex fedelissimo capogruppo Dellai che Olivero) di tramare contro di lui e con tutto il partito colto di sorpresa dall'addio a bruciapelo del Prof, Mario Monti è stato placcato da Bombassei, fondatore di Brembo e montiano puro, e convinto a non farlo. Minuti di enorme tensione, parapiglia generale nell'assemblea dei civici, più infuocati e divisi dei vecchi politici. Quindi il ritorno del Monti furioso sui suoi passi, e infine la battuta, col filo d'ironia sardonica che conosciamo: «Dimettermi? Forse mi ero espresso male...». In realtà, dopo la riunione di fuoco finita alle 2 di notte, con scambi di accuse pesanti e clima da notte dei lunghi coltelli, il caos dentro il partito montiano (alleato con Udc) è solo arginato ma non risolto.
Monti, raccontano i suoi, uscito da lì e anche nel day after, non va oltre un «vediamo ora cosa succede, io non sono disposto a farmi logorare da questi giochetti, se il partito è con me proseguire ha un senso, sennò lascio, me l'hanno chiesto loro di scendere in campo». È un Monti profondamente deluso, anche dagli uomini scelti da lui per creare Scelta civica, non parliamo poi di Casini e Cesa, con cui ormai è guerra aperta. L'ipotesi dimissioni di Monti, che resterebbe un senatore a vita senza partito, è ancora in piedi, rimandata a settembre se nulla cambia. La frattura coi cattolici che flirtano con l'Udc è difficile da sanare e l'uscita della dozzina di parlamentari Udc dai gruppi Senato e Camera di Sc sembra ormai inevitabile (da marzo votano in modo diverso dai montiani su ddl e mozioni che toccano i temi etici). Il convegno per «andare oltre» Scelta civica (cioè oltre Monti), e verso un nuovo partito popolare collegato al Ppe europeo, è stata la fatidica goccia. L'Udc l'ha organizzato, ma i suoi ci sono andati, e quello è stato inaccettabile per lui. Non solo, la mail che avvertiva i deputati montiani di andare a sentire il progetto di Casini, è partita - come Monti ha ricostruito dopo un'indagine da detective - da una casella mail del gruppo Sc alla Camera. Per essere più precisi, dalla segreteria del capogruppo, Lorenzo Dellai, maggiore imputato del tradimento, insieme a Olivero, ex Acli.
La mossa azzardata dei cattolici ha avuto un effetto boomerang. Ha ricompattato i liberal di Scelta civica (montiani e montezemoliani) e ha fatto saltare la prima testa, quella di Olivero, coordinatore fino alla riunione dell'altra sera che l'ha deposto, delegando la funzione ad un Comitato di presidenza guidato dallo stesso Monti (mentre a Olivero, come finta promozione, è stata assegnato un gruppo di lavoro, «Progetto di Cultura politica»). Se Monti tiene pronta la lettera di dimissioni, anche i cattolici non arretrano. Mentre Olivero, in assemblea, è stato molto diplomatico («presidente, era solo un convegno, siamo leali con lei»), altri - soprattutto il sottosegretario Giro, area Riccardi-Comunità Sant'Egidio - hanno accusato Monti in modo diretto: «Lei sta facendo un processo alle intenzioni. Siamo andati ad un convegno politico, e allora? C'è il reato di deambulazione?». Dura anche la deputata Santerini, mentre l'onorevole Sberna ha annunciato l'uscita dal gruppo. Convitato di pietra, Pier Ferdinando Casini, considerato il diavolo tentatore degli scissionisti.
La battuta macabra del montiano Causin: «Voi che andate dietro all'Udc siete dei necrofili». Un altro, invece, avverte il pericolo: «Casini è come i vecchi calciatori, giocano da fermi». Ma conoscono bene il gioco, e rischiano di impallinare i civici e i professori...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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