Sui servizi sociali del Cav la vile ironia dei soliti sciacalli

Da don Mazzi alla Littizzetto, gli anti Cav scherzano pesantemente sui servizi sociali. Altro che satira, sulla libertà delle persone non si fa ironia

Luciana Littizzetto sul palco del teatro Ariston
Luciana Littizzetto sul palco del teatro Ariston

Da giorni è partita la gara dell'accoglienza. La sinistra finto-buonista e vendicativa sgomita per invitare Silvio Berlusconi a scontare i servizi sociali in questa o quella onlus. Ma è solo l'occasione (attesa da una vita) per insultare e schernire il Cavaliere mentre la Cassazione e il parlamento stanno facendo di tutto per estrometterlo dal Senato e dalla vita politica. È la fiera dell'odio antiberlusconiano che, sotto il manto ipocrita della satira e della rieducazione, punta a regolare i conti dopo vent'anni di digrignare di denti e di bile mal digerita. Sono i vari don Mazzi, Littizzetto e Capanna che si acaparrano interviste e vetrine per infierire con sorrisi a trentadue denti.

A dare il "la" è proprio don Antonio Mazzi che, in barba alla carità cristiana e al sacramento della riconciliazione, lo vuole chino a pulire i cessi della comunità Exodus. "Berlusconi è un idolo che attrae folle e quindi, portandolo in mezzo alle prostitute, sarebbe capace di diventarne l’eroe", ha spiegato lo storico fondatore della comunità di recupero per tossicodipendenti Exodus che, in una intervista a Repubblica, ha invitato il leader del Pdl a togliersi "la crosta dietro la quale si nasconde e grazie alla quale incanta gli italiani" e a "mettere le mani nella terra, piantare i pomodori in silenzio, lontano dagli agi e dagli adulatori che lo hanno compiaciuto fino a farlo sentire come un Dio". Da qui l’invito a scontare i servizi sociali ad Exodus: "Vorrei tanto essere io a buttarlo giù dal letto la mattina, vorrei che facesse silenziosi e umili lavori manuali, come pulire i bagni". Un invito che puzza di rivalsa lontano un miglio. Una vendetta che non si addice a un prete che non dovrebbe mai umiliare un condannato. "Sarei felice se venisse da don Mazzi - ha chiosato Lele Mora - così ci rivediamo". La stessa proposta, seppur con toni più dimessi, l'ha lanciata anche Mario Capanna. L’ex leader di Democrazia Proletaria, oggi presidente della fondazione "Diritti genetici", ha raccontato ai microfoni di Un giorno da pecora di aver invitato ad andare a lavorare con lui quattro ore al giorno: "Ho saputo da intermediari autorevoli che l’ex premier ha preso assai di buon grado la mia offerta. Vi pare che potrebbe andar a pulire i cessi in una comunità?". A suo dire ci sarebbe già pronto un ufficio col computer. Non solo. "Se venisse con la fida Dudù - ha concluso - sarebbe ben accolta, gli prepareremo una ciotola". L'argomento è troppo ghiotto perché una antiberlusconiana militante come Luciana Littizzetto possa lasciarselo scappare. Così, a margine della presentazione di Aspirante vedovo di Massimo Venier, è subito partita alla carica: "Mi dispiace, non per Berlusconi, ma per i servizi socialmente utili". Poi, sghignazzando, ha anche voluto dare un "consiglio" su dove scontare la pena. "Magari potrebbe andare nelle carceri femminili, ma alla fine starà a lui decidere - ha detto la Littizzetto - comunque è un uomo di pancia così non credo gli faccia male fare quel lavoro lì".

In settimana la difesa del Cavaliere dovrebbe presentare l'istanza per l’affidamento in prova ai servizi sociali. Sono ore di estrema sofferenza: l'ira per una sentenza considerata ingiusta, l'impotenza dinnanzi all'assalto della sinistra giustizialista in Giunta per le elezioni, l'impegno a governare i movimenti interni al partiti. Quello che Berlusconi sta passando in questi giorni è periodo che lui stesso non fatica a definire difficile. E le prossime scadenze lo rendono ancora più duro. La domanda verrà depositata sicuramente prima della scadenza del 15 ottobre, data entro la quale Berlusconi deve comunque optare tra affidamento ai servizi sociali o domiciliari. Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri parla di scelte che "attengono strettamente a una sfera personale". Eppure c'è una pletora di anti Cav che non sanno tacere nemmeno adesso.

Infieriscono, umiliano e insultano. Non si tratta di ironia né tantomeno di comicità. Quando c'è in gioco la libertà di una persona, anche quella del peggior nemico, non c'è comicità che tenga. Tanto più quando è infarcita di odio e rivalsa atavica.

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