"Si scusi per Giarrusso". Provenzano attacca Bonaccini

Il vicesegretario dem si scaglia contro Stefano Bonaccini: "Dovrebbe chiedere scusa chi ha fatto parlare Giarrusso, provocando un danno al Pd"

"Si scusi per Giarrusso". Provenzano attacca Bonaccini

La querelle Dino Giarrusso, se così possiamo chiamarla, entra di diritto in un dibattito congressuale che al Nazareno fa fatica ad ingranare sul piano dei contenuti. Come spesso accade in casa Pd la tragedia si trasforma in farsa e allora l’ex Iena diventa motivo di scontro, l’ennesimo, tra correnti. A non prendere bene la new entry Giarrusso, infatti, non è solo la base elettorale del partito bensì gli stessi vertici e capi corrente Pd. L’ultimo scontro verbale, in ordine cronologico, vede come protagonisti Giuseppe Provenzano e Stefano Bonaccini. Un rimpallo di accuse che di certo non aiuta il Pd ad uscire dal pantano politico in cui si trova.

La stoccata di Provenzano

Le parole al veleno di Provenzano rivolte a Bonaccini risuonano in Transatlantico. A darne conto è un retroscena de La Stampa, che dà l’idea dello scontro tra fazioni stimolato dall’entrata a gamba tesa dell’ex grillino.“Bonaccini – esordisce Provenzano – vuole che prima di iscriversi al Pd Giarrusso chieda scusa, invece dovrebbero chiedere scusa quelli che lo hanno fatto parlare alla sua convention di Milano, provocandoci un danno a tutti, facendoci perdere credibilità. I primi indiziati di Provenzano sono Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e Brando Benifei, presunto responsabile della scaletta degli interventi. E ovviamente Bonaccini, padrone di casa della kermesse milanese.

L’attacco di Provenzano, che ha già scelto di sostenere Elly Schelin, è tranchant: “Vi do una notizia: lui non avrà mai la tessera del Pd, la federazione della Sicilia rifiuterà di fargliela, non ha i requisiti”. Non mancano le prese in giro da parte del Terzo Polo e, in particolare, dagli eterni nemici trasformisti di Italia Viva. “Marattin, ma oggi che ti sei messo, il girocollo?”, chiede Matteo Orfini al deputato renziano, che risponde con tono ironico:“Provo a imitare il vostro nuovo compagno, Giarrusso ora fa tendenza.

Il caso Giarrusso

Insomma, dopo l’assurda discussione sul voto online, dopo l’innesto di Laura Boldrini, dopo la riapertura della "Ditta" ai compagni di Articolo 1, dopo la rivendicazione di Bonaccini delle proprie origini comuniste, l’affaire Giarrusso rappresenta l’ultimo tassello di un congresso surreale e autoreferenziale.

Il caso dell’ex Iena è esploso sabato, durante l’evento della mozione Bonaccini per le primarie dem. L’ex pentastellato ha rivendicato l’appoggio al candidato emiliano e, dopo aver citato qua e là Enrico Berlinguer e il Partito comunista italiano, ha deciso di annunciare il passaggio al Pd.

Bonaccini, dal canto suo, ha provato a rimediare il giorno dopo cercando di frenare gli entusiasmi di Giarrusso: “Siamo un partito aperto a chiunque ma se Dino Giarrusso vorrà entrare e iscriversi prima chieda scusa a chi ha ferito in passato e dimostri di accettare le regole e il percorso di questo partito”. Troppo tardi per rimescolare le carte: l’errore, ormai, era già stato commesso.

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