La sinistra esulta, ma in Italia il Fronte popolare ha già fallito

La vittoria del Fronte Popolare in Francia ringalluzzisce la sinistra italiana, ma l'esperimento non è riproponibile nel nostro Paese. Ecco perché

La sinistra esulta, ma in Italia il Fronte popolare ha già fallito
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La Francia vira a sinistra e il Fronte Popolare, nonostante i 3 milioni di voti in meno rispetto al Rassemblement National, è il primo gruppo parlamentare. Una vittoria che ha fatto esultare tutto il centrosinistra italiano, soprattutto Elly Schlein che in queste settimane è al lavoro per cercare di replicare l'esperimento francese.

Quel "tutti insieme appassionatamente" contro le destre sembra essere la nuova formula vincente. In Francia il collante è Marine Le Pen e le elezioni legislative anticipate sono state "la miccia" che ha spinto socialisti, verdi e comunisti ad allearsi insieme al'ingombrante Jean-Luc Mélenchon, mentre in Italia la "miccia" è costituita dall'opposizione alle riforme come l'autonomia differenziata e il premierato.

Ora il presidente Emmanuel Macron si trova nella problematica situazione di dar vita a un governo di sole forze riformiste che escluda non solo i lepenisti usciti sconfitti dalle urne, ma anche la sinistra radicale de La France Insoumise di Mélenchon. Il problema della Schlein, invece, è esattamente l'opposto: dopo aver aggregato tutte le forze di sinistra deve cercare di portare definitivamente dalla sua parte anche il centro riformista di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Un pastrocchio in salsa ulivista destinato ad avere maggiori difficoltà nello stare insieme rispetto al Fronte Popolare francese. Se, infatti, Macron, a differenza di Mélenchon, ha una linea decisamente filo-occidentale in politica estera altrettante divisioni si possono riscontrare nel centrosinistra italiano. Il Pd, a Bruxelles, voterà convintamente per Ursula Von Der Leyen, mentre Ilaria Salis e Giuseppe Conte che hanno aderito al gruppo Left non dovrebbero votarla ed è ancora incerto quel che faranno gli eletti che fanno parte dei Verdi.

Al di là di queste divergenze, come riuscirà la segretaria del Pd a tenere tutti insieme se già Renzi e Calenda non riescono a stare nella stessa stanza senza litigare? E, quando si parlerà di nuovi invii di armi all'Ucraina, sarà la Schlein a convincere Giuseppe Conte a votarli o sarà il leader dei Cinquestelle a convincere lei a non votarli? Ma non solo. E, se in Francia i socialisti hanno già annunciato la propria volontà di smantellare la riforma pensionistica voluta da Macron, in Italia i riformisti centristi sul tema della giustizia hanno una posizione diametralmente opposta ai pentastellati fanatici del giustizialismo.

Insomma, vi sono tante analogie e tante differenze tra il Fronte popolare francese e quello italiano, ma nel nostro Paese esperienze come quella dell'Ulivo e dell'Unione si sono già dimostrate fallimentari. "Nel 1996 vinse solo perché il centrodestra si era diviso.

Nel 2006 mise insieme sensibilità che non avevano nulla da spartire, e infatti durò pochissimo", spiega il giornalista Aldo Cazzullo in un'intervista rilasciata all'HuffPost dove spiega che"la cultura politica francese è molto diversa dalla nostra" e che "se è mai esistito, da noi il fronte repubblicano è crollato nel 1994, quando Silvio Berlusconi si alleò con i postfascisti del Movimento sociale e con i separatisti della Lega". Insomma, "il Nuovo fronte Popolare de noantri - sentenzia Cazzullo - sta a mio avviso creando condizioni per prendere una tranvata pazzesca alle prossime politiche".

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