A pochi mesi dalle prossime elezioni europee, snodo fondamentale per capire il nuovo assetto dei Ventisette, la sinistra vive un momento di estrema confusione. Le divisioni interne alle singole famiglie europee, inutile nascondersi dietro un dito, esistono da sempre e spesso sono il motore di una competizione sana tra partiti. Nel caso della grande famiglia socialista, però, i costi di queste divergenze stanno superando i benefici. Dopo l’affaire Rama, il premier albanese finito sotto processo mediatico a causa del Pd, ora a dividere il fronte della gauche è la polveriera in Medio Oriente. E una semplice dichiarazione comune su Gaza diventa l’ennesimo motivo di scontro fratricida.
Andiamo con ordine. L’incontro tra i principali leader della sinistra - con l’occhio sempre puntato verso l’appuntamento elettorale del 2024 - si è svolto nella giornata di ieri. Quattro ore in Andalusia con un duplice obiettivo sul tavolo delle trattative: chiudere definitivamente il caso Edi Ramae preparare la prossima convention dei socialisti europei che indicherà il candidato del Pse alla guida della Commissione. Il risultato è a dir poco distante dalle premesse iniziali. L’affaire Rama - che ha tenuto banco in Italia e soprattutto in Europa nel corso dell' ultima settimana - è ancora una ferita aperta e difficile da rimarginare. La rappresaglia del Partito democratico contro il premier albanese e la conseguente richiesta di espulsione dal Pse, poi ritirata a stretto giro, è una matassa difficile da sbrigliare per i socialisti europei.
La vicepresidente dell’Europarlamento Katarina Barley, ripresa da La Repubblica, è tutt’altro che contraria all’intesa Roma-Tirana. “Esternalizzare la gestione dei migranti – spiega – non è sempre sbagliato, dipende dalle situazioni”. Un bagno di realismo, anzi, una doccia gelata per Elly Schlein e compagni italiani. La sinistra italiana, ferma ancora alle politiche dei porti aperti nei giorni dispari e alla cosiddetta Mare Nostrum europea nei giorni pari, dovrà fare i conti con una famiglia socialista europea sempre meno distante dalle politiche anti-aperturiste.
A questi due obiettivi la convention tra socialisti ne ha aggiunto un terzo, all’apparenza meno divisivo. Il passaggio sul conflitto in Medio Oriente avrebbe dovuto raggiungere un forte consenso tra i membri delle delegazioni socialiste. Il paradosso, anche in questo caso, è servito: la risoluzione comune su Gaza, dopo ore di discussione interna, è saltata.
Il motivo? L’insistenza delle delegazioni irlandese e spagnola di mettere nero su bianco la condanna alle azioni del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. La politica estera, anche quando la brutalità terroristica è tanto drammatica quanto evidente, rimane un motivo di estrema divisione all’interno della sinistra internazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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