"È sovversione". Scoppia il caso delle moschee abusive a Monfalcone

Le comunità islamiche radicali si rifiutano di rispettare la decisione del Consiglio di Stato sullo stop agli assembramenti: "Quando la legge italiana entra in conflitto con la legge islamica, per loro prevale la sharia"

La preghiera dell'Islam
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Sale l'allarme in Italia per le comunità islamiche. La volontà di disattendere la legge italiana in favore della sharia sembra essere radicata nella cultura di questi gruppi, sempre più numerosi, in gran parte delle città italiane. Il caso di Monfalcone in tal senso è esemplare. La seconda sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del Comune di Monfalcone contro i centri culturali locali Darus Salaam e Baitus Salat, i quali dal Tar avevano avuto l'annullamento del divieto di uso di un immobile. La vicenda inizia da lontano, quando il centro Baitus Salat ha presentato i documenti per avviare una ristrutturazione con cambio di destinazione d'uso. In quei centri i fedeli si riuniscono in massa a pregare come se fossero in una moschea, pur non essendo destinati a quello scopo.

Da parte del Comune era arrivata la dichiarazione di inagibilità dell'immobile vietandone l'uso, anche perché al suo interno erano state rilevate persone estranee al compendio. Il Tar si era opposto alla decisione del Comune, perché ha considerato ingiustificato il divieto d'uso dell'area esterna, ma il Consiglio di Stato ha dato ragione all'amministrazione, ponendo la sicurezza degli avventori sopra ogni altro interesse. "Stop all’illegalità dei centri islamici di Monfalcone con tre sentenze destinate a segnare finalmente una svolta alle pretese islamiche di poter impunemente gestire le loro strutture al di fuori del rispetto delle nostre leggi", è stato il commento di Anna Cisint, ex sindaco di Monfalcone, ora deputata europea.

Tuttavia, dai centri c'è stato il disconoscimento della sentenza del Consiglio di Stato. Gli islamici non riconoscono la decisione e procedono nella loro attività come se non fosse accaduto nulla. "Sovversione. Come nei periodi più bui della nostra Repubblica, è questo il termine più appropriato per descrivere quanto sta accadendo con le comunità islamiche più radicali, da Mestre a Monfalcone. Qui, alcuni gruppi di musulmani rifiutano di rispettare sentenze definitive del Consiglio di Stato", ha spiegato Cisint. Una situazione insostenibile che, secondo l'ex sindaco, "avviene con la complicità della sinistra, che per anni ha prima coperto, poi corteggiato politicamente i leader delle comunità fondamentaliste, nella speranza di raccattare qualche voto in più".

È allarmante, denuncia ancora Cisint, "l’atteggiamento dei vertici delle moschee abusive di Mestre e Monfalcone: ignorano le sentenze, disattendono la legge, calpestano i principi di legalità. Perché lo fanno? Perché quando la legge italiana entra in conflitto con la legge islamica, per loro prevale la sharia".

Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, che si trovava ieri a Monfalcone per un incontro elettorale in vista delle prossime consultazioni per il rinnovo del Consiglio comunale, ha ribadito che "Fino a quando la religione islamica non avrà firmato l'accordo con la Repubblica italiana", come hanno fatto altre religioni che si sono impegnate a rispettare le leggi italiane, "noi non dobbiamo lasciare loro neanche mezzo metro quadro di spazio. Non sono qua per integrarsi, sono qua per occupare pezzi di Italia".

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