Dai sontuosi stipendi dei manager pubblici ai costi imperiali della politica, dalle auto blu al corrozzone delle società partecipate. Sprechi, privilegi e spese con troppi zeri finiscono nel mirino del commissario per la spending review Carlo Cottarelli. Che, in audizione al Senato, propone tagli e correzioni per abbassare il pachidermico debito pubblico che da una parte mette un freno alle riforme e dall'altra azzoppa il rilancio del Paese. Nella ricetta rientrano anche riduzioni su trasporto ferroviario, commissioni bancarie, forze di polizia, enti pubblici e acquisti inutili della Pubblica amministrazione. Un intervento poderoso che prevede anche "un contributo temporaneo per le pensioni oltre una certa soglia essenzialmente per consentire l’assunzione di nuove persone" intervenendo sugli "oneri sociali per i neoassunti". Una misura che non toccherebbe l’85% delle pensioni.
Tutto dipende da quando il governo deciderà di passare dalle parole alle cesoie. Se la spending review venisse approvata a stretto giro, nel 2014 si riuscirebbe a risparmiare circa tre miliardi di euro. Se le misure fossero state avviate da inizio anno, il dato su base annua sarebbe stato intorno ai 7 miliardi. Ma coi condizionali non si fanno i piani economici né si trovano le coperture per riformare il Paese. Eppure la lista della spesa compilata da Cottarelli stima di risparmiare 18 miliardi nel 2015 che nel 2016 saliranno a 34 miliardi, pari al 2% del pil. Tuttavia, è l'avvertimento di Cottarelli, questi risultati potranno essere raggiunti solo "se ci sarà un pieno sforzo in questa direzione". Sforzo che dovrà fare la politica approvando tagli a trecentosessanta gradi che però non toccheranno l’istruzione e la cultura. Da qui l'imput di rivedere le spese destinate alle cosiddette "leggi mancia" che, nascoste nelle pieghe della legge di Stabilità, servono a finanziare micromisure che difficilmente possono "esser considerate valide se non per interesse personale".
Ieri sera Cottarelli ha presentato le proposte per una spending review efficace al comitato interministeriale per la revisione della spesa. In una settantina di schede viene così individuato dove andare a tagliare gli sprechi della spesa pubblica. Sul fronte delle auto blu, simbolo per eccellenza degli sprechi della casta, viene proposto "un modello misto tra quello inglese e quello tedesco", quindi "auto blu solo per i ministri e un pool di massimo cinque berline per dicastero". I risparmi che potrebbero arrivare dagli immobili pubblici, invece, ammontano a circa 2 miliardi di euro. Un altro capitolo è dedicato alla Rai che per legge deve avere sedi in tutte le Regioni. Nel piano di spending review la televisione pubblica potrebbe benissimo coprire l’informazione regionale anche senza le costosissime sedi regionali. Per quanto riguarda la razionalizzazione degli enti pubblici il Cnel finisce nella black list di Cottarelli.
Il commissario alla spending review ci tiene a sottolineare che, pur preservando "le fasce di reddito più deboli", il piano garantisce "un’attenzione negli aspetti redistributivi". Tuttavia l'indicazione di andare a mettere mano alle pensioni fa subito rizzare le antenne. Perché, per quanto Cottarelli proponga di andare a tagliare solo quelle più alte, si va sempre a prendere ai soliti noti. Se il governo Renzi deciderà un contributo temporaneo, p 538em;">otrebbero essere a rischio coloro che hanno un reddito superiore a circa 2.500 euro al mese, ovvero la soglia fino a cinque volte il minimo.
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