Spiazzati i frondisti Pd: la strategia del premier allontana l'agguato

La squadra di Letta per ora convince i dissidenti (Puppato in testa). E sulla fiducia il pericolo franchi tiratori sembra scongiurato

Spiazzati i frondisti Pd: la strategia del premier allontana l'agguato

Mangiare la minestra, digerire la mescolanza. Baciare il rospo, immaginarlo principe. Abbracciare la croce, credere nella resurrezione. Concentrarsi sul bicchiere mezzo pieno, dimenticare il liquido che s'ingurgita. Turarsi il naso, chiudere gli occhi, tapparsi le orecchie. Hai visto mai (che funziona).
Esercizi di stile vanno per la maggiore dalle parti del Pd, e la decenza copre con velo l'indecente accostamento a quelli di Queneau. Le aree del dissenso, in vista della fiducia al Letta junior primo, si vanno assottigliando. In virtù dei «segnali di cambiamento» che sembrano esser stati lanciati apposta per parlare agli elettori (ed eletti) che si erano illusi di «smacchiare il giaguaro» e fidati della cocciutaggine bersaniana, il «mai con quelli del Pdl». Come sintetizza efficacemente l'ex alleato Nichi Vendola, trattasi di «Restaurazione intelligente», e dunque Enrichetto ha battuto un colpo e messo nell'angolo i malpancisti. Così Pippo Civati resta col cerino in mano, e la penna nell'altra, per stilare il «documento del disagio» che dovrebbe marcare il territorio del dissenso pidino. In vista della resa dei conti in bottega. Già Laura Puppato, interpellata a botta calda dal Giornale, iersera sembrava rinfrancata. «Le novità positive ci sono, Letta è stato bravo, perché si richiedeva un certo coraggio. Figure innovative: Bonino, Kyenge, Idem... Magari pure qualche contraddizione, tipo Orlando all'Ambiente e non alla Giustizia, che è il suo campo. Però, come si fa a uccidere sul nascere una possibilità che mi sembra l'unica, in un momento così difficile? S'è tentato di spremere un limone privo di succo, mi pare, e qualcosa è uscito. Non ci sono vecchi personaggi... Non mi pare che ci sia alternativa...».
Se il «sì» della Puppato passa così dalla disciplina a un lumino di speranza, Civati capofila del documento - arrivato persino a ventilare le dimissioni dalla Camera per empatia con gli elettori - mantiene ancora il punto. Per ora. È passata la richiesta di «non inserire nomi indigeribili», fa sapere, ma sul governo «le preoccupazioni rimangono tutte». Il suo «no» potrebbe restar fermo, così come quello degli altri firmatari del cahiers de doléances: in tutto tra i venti e i quaranta. Ma ognuno seguendo coscienza in ogni possibile declinazione: chi uscirà dall'aula, chi «sì» per dovere, chi per speranza, chi «sì» grattandosi la pera, chi «no però».
Spazi stretti, insomma, attendono i Corradino Mineo o l'area della Rosy Bindi, che non ha ancora deciso (ma si sa che il suo «sì», come il suo «no» sarà solo «per dispetto»). Il resto del partito accetta con entusiastico sollievo il parto di Letta. «Merita il sostegno di tutto il Pd. Pur in condizioni non semplici e con l'esigenza di un compromesso, questo governo ha freschezza e solidità», è stata l'ammissione di inferiorità dell'ex leader Bersani. «Il miglior risultato possibile», gli ha fatto eco la Moretti. «Bravo: scelte non scontate», aggiungeva Giacomelli. «Riuscirà dove altri hanno fallito per poco coraggio», precisava il capo dei senatori Zanda. Mentre l'altro capogruppo, il bersaniano Speranza, nomen omen, si lanciava in un compromettente: «Bene!».
Ma se la riuscita di Letta è vista come la premessa giusta per rimettere assieme i cocci del Pd, molto deriva dal sostegno forte e soddisfatto che giunge da Matteo Renzi, uno dei primi a congratularsi e ospite a Che tempo che fa su Rai3: «La lista dei ministri è migliore delle aspettative, un governo che manda in pensione una generazione di big o presunti tali è un elemento di positività: ora vediamo i risultati». E avverte: «Quando vedo che nel Pd c'è chi comincia a dire “non votiamo la fiducia”, allora dico guardate prima com'è, e che discorso farà il premier. Insomma, datevi una calmata». Quindi il futuro del partito: «Io reggente? Semmai autoreggente! - scherza -.

Non sono interessato alla segreteria. Mi ci vedete a fare l'equilibrista tra le correnti?». Renzi vuole un partito compatto, che non si sfasci. Anche se ritrovarsi un pisano vincente sull'uscio (Letta) presto o tardi potrebbe garbargli ancor meno.

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