"Sui vaccini non servono fondamentalismi ma prevenzione"

L'intervento di Vaia tra scienza politica

"Sui vaccini non servono fondamentalismi ma prevenzione"

Caro direttore,
è ormai un anno che ho lasciato lo Spallanzani, istituto che resterà sempre nel mio cuore, vera eccellenza e vanto del nostro Paese. Ho diretto questo istituto per tre anni e mezzo, anni attraversati da sofferenza e lutti - molti forse prevedibili o prevenibili -, ma anche da imponenti conquiste scientifiche come l'isolamento del virus - e da grandi capacità assistenziali, a partire dal ricovero e dalla guarigione, per sempre nella storia, della coppia cinese.

Le celebrazioni della festa del 2 giugno nel cortile dello Spallanzani, prima e unica volta nella storia della nostra Repubblica, con Sergio Mattarella che onora le «forze bianche» anziché le forze armate, sono lì, scolpite nella memoria degli italiani, così come la nostra presenza al G20, alla nuvola dell'Eur, applauditi dai grandi della Terra.

Come dimenticare? E come non rimarcare che allo Spallanzani, nel circuito assistenziale, non ci furono contagi tra il personale, grazie all'applicazione di rigorose misure di prevenzione e gestione, e che fummo i primi in assoluto a separare i percorsi?

Tutti ricorderanno i bollettini letti alle 12 di ogni giorno, come lo sparo del cannone del Gianicolo, ma tutti ricorderanno, soprattutto, il nostro invito a non aver paura, ad affrontare con coraggio questa grande battaglia contro un nemico nuovo, ignoto.

Eravamo sicuri, e lo dicevamo, che avremmo vinto. Lo dicevamo dallo Spallanzani e sui media, sui giornali come nelle trasmissioni televisive più popolari.

E così è stato ed i tanti cittadini che incontro ancora oggi lo ricordano con affetto e gratitudine.

Ma tutti ci credevano, tutti ci hanno creduto?

In altro momento rifletteremo su questo.

Adesso serve sottolineare, a maggior ragione in questo momento, l'equilibrio della comunità scientifica e clinica dello Spallanzani.

Pur impegnandoci in maniera convinta nella grande campagna vaccinale, che è partita in Italia, proprio in quell'Istituto, in una giornata di significato storico, il 27 dicembre del 2020, abbiamo sempre mantenuto grande equilibrio nei messaggi lanciati all'opinione pubblica.

«Non facciamo del vaccino una ideologia, no a vaccino e cappuccino, il vaccino non ci trasforma in Superman o Superwoman, non diventeremo tanti Highlander, attenzione a vaccinare chi è troppo giovane, guardiamo bene agli effetti collaterali, parliamo con le persone, osserviamo e valutiamo sempre i rischi e i benefici e dove pende la bilancia, soprattutto nei bambini», sono state alcune delle nostre affermazioni, in epoca difficile, quando il sentire comune era, legittimamente, la corsa al vaccino mentre taluni puntavano, ahimè, allo scavalcamento delle file. Io lo ricordo bene.

Mi vengono anche in mente le sperimentazioni dei nuovi farmaci antivirali e monoclonali da utilizzare, anche a casa, per dare una alternativa terapeutica concreta, al di là della famigerata affermazione «Tachipirina e vigile attesa».

Così come ricordo bene il nostro no fermo ai lockdown prolungati senza ormai più nessun motivo, il nostro contributo alla riapertura dello sport, delle palestre, a permettere ai nostri anziani, chiusi inspiegabilmente in casa per tanto, troppo tempo, di vivere all'aria aperta, o il nostro no fermo alla chiusura delle scuole, la denuncia costante della mancanza della ventilazione meccanica controllata nelle scuole e nei trasporti con i bambini costretti ad indossare i cappotti durante l'inverno perché l'unica misura raccomandata era l'aerazione. (Oggi abbiamo uno studio elaborato da esperti del settore e consegnato alle autorità competenti).

O come non richiamare la nostra avversità all'assurdo utilizzo del vaccino nei bambini come contributo al controllo della circolazione del virus! Ricordate: i minori erano trattati quasi come fossero «untori». Quanti errori e quanti problemi si sono creati nei più giovani sul versante psicologico!

Potrei ricordare tante altre cose e con calma lo faremo.

Potrei ricordare ad esempio il nostro accorato appello a superare logiche geopolitiche ed economiche, la logica del monopolio ed il superamento del brevetto, richiesto anche dal Papa, la necessità di dare ai cittadini la libera scelta tra più vaccini e aggiornati alle ultime varianti. La nostra battaglia per la responsabilizzazione del cittadino, non più obbligato ma sempre più informato e consapevole. Questo affermato, lo ribadisco, in epoca difficile e non sospetta.

Abbiamo però sempre tenuto la barra dritta, con l'equilibrio necessario e da tutti riconosciutoci. Mai confondere lo strumento vaccino con il suo uso indiscriminato.

Mai pensare che le misure di protezione non servono a nulla perché qualcuno ne ha abusato.

La nostra società in generale, ma la sanità in particolare, ha bisogno di ritrovare equilibrio e di dire no agli «ismi», sempre più pericolosi. No a tutti i fondamentalismi.

Ora sono al ministero della Salute, quale direttore generale della prevenzione, dove sto cercando, con la collaborazione di molte colleghe e colleghi, di affermare il principio della centralità della prevenzione: non facciamoci trovare impreparati e promuoviamo, ad ogni livello, piani di prevenzione che non ci facciano tornare indietro, mai più lutti, mai più tragedie!

Tuttavia non si può pensare che chi di noi ha combattuto al fronte negli anni della guerra pandemica, oggi smetta il camice, così come sarebbe assurdo non comprendere che la comunicazione rappresenti nel nostro lavoro uno strumento fondamentale. Parlare alle persone, in maniera semplice, chiara e sincera è il segreto per raggiungere obiettivi ambiziosi. Senza la collaborazione della persona-cittadino, che deve essere doverosamente informato e responsabilizzato, non si va da nessuna parte.

La politica dovrebbe farne tesoro ed affidarsi sempre più al consiglio dei tecnici e della scienza, ferma restante la sua prerogativa, indiscutibile, di orientare, programmare, decidere.

Ma la scienza, così come la stampa, va salvaguardata e deve essere libera.

L'abbiamo affermato in passato, quando ci siamo opposti ad alcune decisioni, lo affermiamo anche oggi, lo affermeremo domani.

*direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute

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