La ricetta è di quelle tossiche. Ingredienti: una conduttrice Rai, Serena Bortone, «fieramente antifascista» come ebbe modo di dire in diretta pensando di apparire originale, ma soprattutto molto incavolata per essere stata retrocessa da un programma di punta di Rai Uno a uno minore di Rai Tre; uno scrittore altrettanto orgogliosamente antifascista che ha fatto soldi scrivendo libri su Mussolini, Antonio Scurati, in crisi di astinenza di visibilità alla ricerca del colpo per tornare a far parlare di sé; uno o più funzionari Rai che - appreso che la Bortone e Scurati si erano messi d'accordo per buttare in diretta un po' di fango
su Giorgia Meloni - decidono di annullare lo show dei due con scuse ridicole. Ecco servito fresco fresco il pasticcio di giornata, l'ennesima polemica su Rai Telemeloni che censura il dissenso. Pretendere di andare sulla tv pubblica - come voleva fare Scurati - a dire che l'Italia ha un presidente del Consiglio ancora un po' fascista non è libertà, è davvero da idioti col botto. Così come provare a impedirlo non è da censori, ma da stupidi perché si fa solo il gioco degli idioti.
A disinnescare questo confronto tra giganti del pensiero ci ha pensato la stessa Meloni, che ha pubblicato sui suoi social il testo integrale dell'intemerata di Scurati come a dire: «Non mi fatepaura, io non censuro». Partita chiusa: Meloni 1, Scurati 0, Bortone non pervenuta.
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