Erano stati chiamati per far uscire l'Italia dalla crisi, per evitare il commissiariamento da parte dell'Europa e raggiungere il promesso pareggio di bilancio. Sono arrivati annunciando sacrifici "per il bene del Paese", per evitare il baratro. Ma a un anno dalla conclusione della prima fase del governo Monti, quella chiamata "Salva-Italia" che doveva precedere il rilancio della crescita, il lavoro dei tecnici sembra servito davvero a poco.
A dirlo sono innanzitutto i numeri: le tasse sono arrivate ormai al 52% del pil, ben 1,5 punti in più rispetto all'anno precedente, mentre il rapporto tra deficit e Pil è al 2,9% (+0,8 punti rispetto a dodici mesi prima). Un dato che preoccupa soprattutto le imprese e sindacati: secondo Confcommercio con una pressione fiscale al 52% non è possibile una ripresa dell’economia. "Imprese e famiglie da troppo tempo sopportano una pressione fiscale tra le più alte in Europa ed è questo il motivo per cui si sono ridotti i consumi, le imprese chiudono, gli investimenti si sono drasticamente ridotti", sottolinea l’associazione, mentre per la Cgil la pressione fiscale è "insostenibile per i redditi fissi, quelli da lavoro e da pensione".
Altro che crescita, quindi. Imprese e famiglie sono sempre più strozzate dalle tasse e i sucidi per problemi economici tornano sulle prime pagine dei giornali. Solo oggi in tre si sono tolti la vita a Civitanova Marche: si tratta di una coppia (lei con una modesta pensione, lui, esodato, che la pensione non l'avrebbe vista ancora per qualche anno) e di un loro familiare, sconvolto dall'accaduto. Solo gli ultimi di una lunga serie di suicidi legati alla crisi e alla mancanza di liquidità.
Da ormai troppo tempo la situazione non cambia: le banche non erogano prestiti, le famiglie non hanno soldi, le imprese non vengono pagate e chiudono i battenti. E, se questo non bastasse, nemmeno lo Stato riesce a saldare i miliardi di debiti che ha contratto negli anni soprattutto con le pmi, vero motore dell'economia italiana. A questo proposito, i tecnici cercano una soluzione. Un decreto è già stato annunciato: porterà nelle casse delle imprese 40 miliardi nei prossimi due anni. Ma dove prendere i soldi necessari? Non lo sanno nemmeno i ministri: la bozza doveva essere discussa in Consiglio dei ministri già mercoledì mattina, ma l'ipotesi di anticipare al 2013 l'aumento Irpef previsto l'anno prossimo per trovare una copertura non è piaciuta a forze politiche e parti sociali.
Tutto rimandato a domattina alle 9,30, quando - anche dopo le pressioni Ue - il Cdm si riunirà. Secondo le ultime indiscrezioni i fondi arriveranno tramite l’emissioni di titoli di Stato. Riusciranno finalmente i tecnici a rimettere sul mercato un po' di liquidità senza aumentare (ancora) le tasse?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.