
“Uccidi i Pro Vita”. Le attiviste trans-femministe, dopo Bergamo, colpiscono anche a Roma minacciando l'associazione pro-life con questa scritta comparsa su un’affissione pubblica in via Labicana a Roma, a pochi passi dalla loro sede nazionale di Viale Manzoni.
Il grave atto intimidatorio è avvenuto ieri avvenuto durante la manifestazione femminista svoltasi in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle donne mentre camionette e agenti dei Carabinieri sorvegliavano la sede dei cattolici pro-life per proteggerla da eventuali assalti da parte dei gruppi femministi più estremi. “Adesso basta silenzi e complicità”, dice Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia. Che poi aggiunge: “Quanto accaduto è l’ennesima dimostrazione di come chi difende la vita e la famiglia in Italia debba subire un'intimidazione costante, tra attacchi fisici, vandalismo e censura violenta". Brandi chiede, dunque, a tutte le forze politiche di condannare "senza ambiguità questa escalation di odio e violenza" e si rivolge al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, affinché vengano rafforzate le misure di sicurezza "per proteggere chi si batte pacificamente per la dignità umana”.
Sempre ieri, infatti, all’Università di Bergamo, un gruppo di attiviste trans-femministe del collettivo femminista “Non una di meno" ha occupato la sala dove avrebbe dovuto tenersi un incontro sull'aborto dal titolo “Insieme per lei” che era stato organizzato dalla lista studentesca “SìAmo futuro Unibg” con Pro Vita e Famiglia e il Centro Aiuto alla Vita. Gli studenti sono stati informati che avrebbero dovuto cercare un altro spazio e, durante tutta la durata dell’incontro, la Digos ha presidiato il corridoio adiacente all’aula per garantire la sicurezza dell’evento, mentre le femministe protestavano fuori.
"Un altro segnale
preoccupante del crescente clima di odio, censura e violenza fomentato da media e gruppi politici di sinistra, che legittimano e alimentano il fanatismo ideologico di questi movimenti", denunciano i Pro Vita.
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