Stop. È un disagio come un altro, da metropoli fuori misura, che ha perso il passo dell'uomo e comunque ti ci abitui. È come i lavori in corso lungo le autostrade o le code per andare via il fine settimana. È un venerdì un po' più nero degli altri, non fosse altro che questa volta ne porta anche il nome, rigorosamente in inglese. È il black friday con la rimostranza in allegato. Non fa paura, non significa nulla, non ha neppure più un senso. È solo un fastidio, senza empatia. Non sa di lotta, non sa di operai, non evoca battaglie sui salari e ormai neppure sui diritti. È lo spettacolo settimanale di ciò che resta dei sindacati, così lontani dalla realtà da rappresentare solo se stessi, un coriandolo di sigle che si sentono vive certificando in comunicati che nessuno legge il rito civile della protesta. E allora va bene pure così, senza enfasi e senza passione. Solo non chiamatelo «sciopero generale». È un'altra cosa. Non ha nulla delle lotte sacrosante di Giuseppe Di Vittorio. Non ha le piazze di Lama, Carniti, Benvenuto. È pura accademia. È il sindacato per il sindacato. È manierismo. Non a caso la controparte non è più la Confindustria, gli industriali, ma la politica del governo, verso cui ci si oppone a prescindere, per vocazione metafisica. È uno sciopero disossato, che vive di comunicazione, adesioni mirate e blocchi strategici. Basta vedere come funziona.
L'aspetto centrale è l'annuncio: il prossimo venerdì ci sarà uno sciopero. La lista dei motivi si dimentica in fretta. La stragrande maggioranza degli italiani non lo sa. Quello che conta è sapere che sarà una giornata complicata. I milanesi e i romani si organizzano. C'è chi, anche se non coinvolto nella protesta, se ne sta comunque a casa e trova una scusa per non perdere neppure un giorno in busta paga. C'è chi arriva in ritardo e sbuffa con l'alibi già in tasca. Siccome è venerdì c'è pure l'occasione per allungare fino a lunedì. I numeri delle adesioni poi sono importanti fino a un certo punto.
L'annuncio è sufficiente a fermare i mezzi pubblici e nell'età dell'automazione servono pochi addetti a bloccare le macchine. Lo sciopero poi si sente soprattutto nelle grandi città, per la provincia e i paesini è un venerdì come un altro. È l'Italia che spesso nessuno vede.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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