Presidente Alessandro Cattaneo, la riduzione del risparmio degli italiani è un segnale preoccupante?
«Una leggera riduzione del risparmio non è necessariamente una brutta notizia. L'Italia è tra i Paesi al mondo con i livelli più alti di risparmio privato. D'altra parte, dopo gli anni del Covid, durante i quali i risparmi degli italiani erano paradossalmente aumentati, oggi c'è voglia di tornare alla normalità, anche in termini di consumi. La sfida è offrire nuove opportunità di investimento capaci di sostenere l'economia reale, come abbiamo fatto in passato con i Pir. Dei passi in questa direzione vengono fatti già nel nuovo Codice degli Appalti, per far sì che i fondi pensione e le casse previdenziali possano contribuire allo sviluppo infrastrutturale, come accade già in America e non solo».
C'è anche una crescita del numero dei prestiti.
«Al momento non è tale da destare allarme. Peraltro, l'importo medio dei finanziamenti richiesti dagli italiani è contenuto. La nostra situazione è completamente diversa da quella americana o anglosassone. Una qualche influenza sui numeri possono averla, peraltro, anche le modalità di pagamento rateale che oggi vengono proposte in nuovi settori, come anche quello dell'abbigliamento».
Oggi le spese per utenze e abitazioni incidono per il 45% del bilancio familiare rispetto al 39% del 2019. Si tratta di un dato preoccupante?
«Se non fossimo stati consapevoli dell'impatto generato dall'impennata dei prezzi dell'energia sulle famiglie, in particolare quelle con redditi medio-bassi, non avremmo destinato due terzi delle risorse della manovra al contenimento del caro bollette. Non a caso abbiamo aumentato a 15mila euro l'Isee per poter usufruire degli sconti sulle utenze. Detto questo, dobbiamo guardare anche in prospettiva. È necessario rendere le abitazioni più sostenibili. La nostra idea è che lo Stato debba approcciarsi a questo tema non in modo punitivo ma incentivante. Noi siamo stati i primi a sostenere l'importanza delle detrazioni nell'ambito dell'edilizia. Dobbiamo proseguire su questa strada, correggendo il tiro su quello che non ha funzionato, ma confermando ciò che ha dimostrato efficacia».
Il rialzo dei tassi della Bce rischia di affossare la ripresa?
«La Bce è andata in scia a quello che è successo negli Stati Uniti, e in qualche misura il rialzo dei tassi è stato inevitabile. Forse si poteva usare un po' più di prudenza a fronte di un'inflazione con cui non facevamo i conti da tempo e che non nasce da una crescita impetuosa dei Pil ma dai rincari energetici. L'esperienza di Draghi alla Bce suggerisce che la strada migliore è coniugare le necessità finanziarie con l'attenzione alla tenuta dei conti. L'auspicio è che in futuro si agisca con maggiore prudenza». Sono possibili politiche fiscali espansive? «Politiche fiscali espansive si possono e si potranno fare. Non penso che nelle prossime manovre dovremo ancora fare i conti con una situazione compromessa dal caro energia. Questo non significa necessariamente accumulare ulteriore debito, a meno che non si tratti di un debito buono, come quello del 2020 che ha consentito al sistema manifatturiero di sopravvivere prima, e di creare crescita e occupazione poi».
Com'è possibile che il primo Paese in Europa per destinazione del Pnrr rischi la recessione?
«Non credo a una recessione. La propensione all'investimento e ai consumi che sembra essere molto forte da parte degli italiani, insieme alla capacità di resilienza delle nostre imprese, consente di confidare in una crescita, ancorché leggera.
È chiaro che in questo avrà un ruolo fondamentale anche il Pnrr,. Se finora l'obiettivo prioritario era rispettare le scadenze nelle pianificazioni, ora dobbiamo aprire i cantieri. Il governo ha tutta l'intenzione di snellire le procedure che rischiano di farci accumulare ritardi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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