E bravo Casini: poche righe, secche quanto tempestive, che paiono uscite da un film americano e giustamente hanno strappato l’applauso di molti. «Ho avuto il privilegio- scrive il leader del Terzo polo al presidente di Montecitorio di guidare la Camera dei deputati dal 2001 al 2006 e ritengo di averla servita con onestà ed equilibrio, come da più parti mi è stato riconosciuto. Ho preso atto delle decisioni assunte ieri, a maggioranza, dall’ufficio di Presidenza in relazione allo status degli ex presidenti. Ringrazio Lei e i colleghi ma Le comunico che non intendo avvalermi della delibera e rinuncio, con effetto immediato, a ogni attribuzione e benefit connessi a questo status».
L’ufficio di Presidenza della Camera aveva deciso l’altro giorno (con il voto contrario del Pdl, dell’Idv e della Lega) di ridurre a dieci anni i privilegi a vita riconosciuti agli ex presidenti dell’aula: un ufficio con quattro addetti, un’auto di servizio in caso di bisogno, e un plafond di biglietti aerei. Ma per gli ex presidenti eletti deputati in questa o nella scorsa legislatura, ecco il trucco: i dieci anni di benefit scattano dal 2013. Il privilegio riguarda Violante, Casini e Bertinotti (oltreché il presidente in carica, Fini). Il profilo di Casini esce esaltato da questa scelta, almeno quanto ne escono ammaccati Violante (i cui dieci anni di privilegi sarebbero già scaduti l’anno scorso) e l’ex leader di Rifondazione Bertinotti.
Non è la prima volta che un (ex) democristiano prende in contropiede due ( ex) comunisti: certo, è curioso che avvenga in un campo così delicato e sensibile come quello dei costi e dei privilegi della Casta, dove la sinistra dovrebbe dare il buon esempio. Tanto più quando la crisi impazza e un italiano su due non supera i 15mila euro l’anno. Se anche Luciano Violante e Fausto Bertinotti seguissero l’esempio del leader dell’Udc - e francamente dovrebbero a questo punto ritenersi obbligati a farloarriverebbero comunque in ritardo, e il loro gesto avrebbe piuttosto il sapore di una toppa indotta dalla necessità di non fare una figuraccia. Del resto Violante, ex magistrato e deputato per ben otto legislature, gode già di un prestigioso trattamento pensionistico; e in pensione è anche Bertinotti, deputato per quattro legislature e orgoglioso difensore del vitalizio per gli ex parlamentari: «Se mi toglierei il vitalizio? - disse qualche mese fa ospite della Zanzara - . Se mi dessero qualcos’altro per vivere sì, se mi dessero una pensione sì. Ho lavorato una vita e ho diritto a una pensione: poi come si chiami non conta».
L’ondata dell’antipolitica è più impetuosa e alta che mai, e lo scarto di Casini non soltanto lo colloca in singolare sintonia con un sentimento che culturalmente gli è del tutto estraneo, ma anche ne disegna il possibile profilo politico futuro. Molti indizi indicano proprio in Casini il leader di un nuovo centrodestra che nel 2013 si proponga esplicitamente come l’erede dell’esperienza dei tecnici e del governo Monti. È un’ambizione legittima e persino naturale, per chi per primo ha spezzato l’incantesimo del bipolarismo tribale all’italiana, presentandosi da solo alle elezioni del 2008. Ma è anche una strada irta di ostacoli e di difficoltà, che peraltro Casini conosce benissimo.
Nell’attesa - cominciata quattro anni fa e destinata a protrarsi ancora- , il leader dell’Udc
costruisce intanto un’immagine adatta all’impresa,innervando la moderazione e il buonsenso democristiano con un po’ di sano rigore british . Non basterà a mandarlo a Palazzo Chigi, ma certo è un buon esempio per tutti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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