Sentivate la mancanza di Maurizio Landini? Ecco che torna puntuale nei salotti televisivi per recitare il solito copione: sganciare bordate al veleno contro il governo e sfoderare i perenni allarmi su chissà quale pericolo per la democrazia in Italia. Insomma, niente di nuovo: un disco rotto. Il segretario della Confederazione Generale Italiana del Lavoro, intervenuto ai microfoni di In Onda su La7, ha messo nel mirino l'acerrimo nemico: l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ormai un costante obiettivo dei suoi affondi a favore di telecamera.
Landini si è scagliato di nuovo contro l'esecutivo. Non poteva ovviamente mancare la narrazione che da mesi porta avanti instancabilmente: il centrodestra non è la maggioranza in Italia. "Se c'è una cosa chiara è che questa che è maggioranza in Parlamento non è la maggioranza del Paese", ha spiegato il leader della Cgil. Che ha rifilato l'ennesima stoccata: "Questi non stanno pensando che debbono governare il Paese, stanno pensando che lo vogliono comandare".
Poi è arrivata una serie di premesse e accuse: stanno mettendo in discussione il ruolo del Parlamento, non coinvolgono le organizzazioni sindacali, hanno fatto una delega fiscale che prevede condoni, stanno aumentando la precarietà, hanno liberalizzato il subappalto a cascata. Una sequela di lamentele per giungere al vero punto della questione: "Siamo di fronte a chi pensa di usare una maggioranza che hanno in Parlamento, che non è quella del Paese, per poter cambiare le regole su cui si fonda la nostra democrazia".
Il concetto è abbastanza chiaro, ma va detto che Landini ci ha abituato a degli strali ben più diretti e coincisi. E infatti si è affrettato a riassumere meglio la sua preoccupazione: "Vedo un'idea davvero autoritaria. Penso che ci sono segnali molto preoccupanti, con il rischio di una vera e propria svolta autoritaria".
Di fronte a un'esternazione del genere la conduttrice Marianna Aprile ha posto un interrogativo netto: è davvero preoccupato per la tenuta democratica in Italia? La risposta del segretario della Cgil non ha deluso le aspettative: "Assolutamente sì. Quando metà dei cittadini a votare non ci va vuol dire che non si sente più rappresentata da nessuno". Due considerazioni.
La prima: il 25 settembre 2022 il centrodestra ha vinto le elezioni e deve rispettare il mandato ricevuto dagli elettori. La seconda: se metà degli italiani resta a casa e rinuncia a recarsi alle urne, evidentemente non c'è una preoccupazione diffusa per un'imminente ondata illiberale e autoritaria. Altro che avanzata nera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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