"Interrogatorio a Maria" la pièce che stupì Wojtyla

Lo spettacolo rappresentato anche a Castel Gandolfo. Mercoledì debutta la riduzione dell'attrice Arrighini

"Interrogatorio a Maria" la pièce che stupì Wojtyla
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Credo di essere stato uno degli ultimi a essere presente alla realizzazione di «Interrogatorio a Maria», nella Chiesa di Santo Stefano a Milano, nel 1979, con la Compagnia dell'Arca, regia di Emanuele Banterle. Fu una emozione, la stessa che provammo, la sera del 16 gennaio 1973, quando debuttò «L'Ambleto», con la regia di Andrée Ruth Shammah, protagonista Franco Parenti. Testori si era impegnato a scrivere, per il Teatro Dell'Arca, due Oratori, scegliendo un «genere» che, quando nacque, nel 1600, non richiedeva né costumi né scene, non perché l'argomento fosse di tipo religioso, ma perché si differenziava, sia dalla Lauda Drammatica, che dalla Sacra Rappresentazione. La riscoperta, fatta da Testori si distaccò dai modelli precedenti. Testori visse quel momento in maniera particolare, avendo perso la mamma che lui venerava come una specie di madonna e che aveva ricordato in «Conversazione con la morte», la morte, scrisse, che «non spegne, che non sopprime, che non annulla».

«Interrogarorio a Maria», debutta il 5 febbraio (poi il 6 e 7. ore 20,30) al Teatro degli Angeli, con una riduzione di Maria Chiara Arrighini, attrice rivelazione al Festival di Venezia, col film «Quasi a casa», della regista Carolina Pavone. Lo spettacolo faceva parte del Festival «La scena della parola», svoltosi a Pesaro nel 2024; qui, si sono visti anche «Maria Brasca», regia della Shammah, e «Bottega Amletica Testoriana», di Antonio Latella. Il Teatro degli Angeli è diretto da Luca Doninelli che ben conosceva Testori e che ha deciso di farne uno spazio particolare, dove portare in scena un teatro diverso che contenesse delle tensioni spirituali, affrontando, anche, dei temi scabrosi. L'«Interrogatorio» di Testori riguarda il mistero del Cristo incarnato, della madre felice di «essere violata e insieme rispettata/avuta e mai insieme posseduta/», per poter diventare: la «Madre di noi tutti/dentro la sua Verità», Lei che ha partorito in una «cantina reclamata» che ricorda lo spazio di un paese lombardo. Dicevo dell'importanza e della fortuna che il testo ebbe alla fine degli anni Settanta, con un record di repliche, oltre 150, avvenute in chiese grandi e piccole, fino ad essere rappresentato a Castel Gandolfo, alla presenza di migliaia di giovani che, con i loro canti, allietavano gli spazi dei Giardini Vaticani. Testori sedeva accanto a Papa Giovanni Paolo II, che ebbe a scrivere una lunga riflessione, accompagnata da un ringraziamento all'autore e agli artisti, di cui riporto alcune impressioni: «Noi siamo abituati a parlare con Maria, ad interrogarla continuamente. Ogni nostra preghiera è un interrogatorio. Nell'interrogatorio, al quale abbiamo assistito, ci è sembrato di trovarci in una situazione inversa: Maria è diventata tutti noi e ciò, credo, sia molto originale e che si trovi in linea con lo stile delle opere medioevali, di fedeltà alla tradizione della letteratura teatrale, pur essendo radicalmente diversa». Secondo il Papa, Testori aveva toccato il valore della Maternità nel Verbo incarnato, modernità che che introduceva la Vergine Maria nel Mistero della Santissima Trinità. Lo spettacolo, dopo Milano, ebbe una lunga tournée, nel 1981, scelse, come palcoscenico, il Duomo di Catania , ma vorrei, anche, ricordare l'edizione, con Lidia Alfonsi che vidi a Todi, in Piazza del Duomo (1990).

Va, pertanto, lodata l'impresa di Maria Chiara Arrighini che, con la drammaturga Sofia Russotto, ripropone un testo che tratta Maria come una imputata, tanto che, l'attrice ha deciso di interrogare se stessa sulla figura di Maria, madre di Gesù e madre universale.

Il suo compito è stato quello di analizzare la struttura dell'«Interrogatorio», cercando di capire il significato del concepimento e della sua dinamica, e in che modo, sia avvenuto il dialogo con «l'irraggiungibilità» di questa straordinaria figura femminile.

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