Inzaghi: «Il Milan ha ancora fame di vittorie»

L'attaccante rossonero: «Leonardo ha portato una ventata di entusiasmo: aspettate qualche mese prima di giudicare questa squadra».

Quando Pippo Inzaghi lunedì nello spogliatoio di Milanello non ha trovato Maldini, Kakà e Ancelotti, ci è rimasto male. Poi ha incrociato il giovanissimo neo acquisto Beretta che gli ha dato del «lei» ed è scoppiato a ridere: «Potevo essere suo padre...». Quindi ha ascoltato le prime parole di Leonardo e ha capito che, nonostante tutto, «questo Milan può ancora vincere».
L'addio di Kakà ha reso scettico anche l'ex capitano rossonero, secondo cui in queste condizioni la Champions League è un'utopia. Per non dire di gran parte della tifoseria. A maggior ragione vedendo le rivali darsi parecchio da fare sul mercato. «La Juventus con Diego e Felipe Melo è pericolosissima e l'Inter, già forte, con Milito e Motta lo è ancor di più - ammette Inzaghi -. Ma conosco questo gruppo, non è gente che parte battuta: sarà il campo a dare giudizi veritieri. Tra qualche mese tireremo le somme e, nel caso, per primi ci prenderemo le nostre responsabilità». Ma, nel frattempo, pochi giorni di ritiro hanno convinto il n. 9 milanista che possa iniziare «un nuovo corso molto stimolante».
L'attaccante ha una sua teoria: «Negli anni scorsi, vincendo molto, abbiamo finito per fidarci un pò troppo l'uno dell'altro, convinti che qualcuno prima o poi avrebbe risolto le partite. Ora abbiamo perso Kakà, un giocatore insostituibile, ma in compenso sarà privilegiato il gioco di squadra. Dovremo trovare un modo per vincere anche senza Ricky. E lo abbiamo già fatto, con la Champions del 2003 a Manchester». In più, Leonardo ha portato una ventata di freschezza. «È entrato in punta di piedi e con i suoi metodi di allenamento ha portato entusiasmo e voglia di lavorare - racconta Inzaghi -. Ha dimostrato grande fiducia nel gruppo, oltre che nelle proprie idee. Può risvegliare qualcosa in questa squadra, che ha grandi campioni».
Intensità e umiltà sono le parole d'ordine del tecnico brasiliano, già recepite dalla squadra, a sentire Inzaghi. Un pò più di tempo servirà a metabolizzare il nuovo modulo, un 4-3-3 dove SuperPippo è convinto di trovare spazio e anche chance per fare ciò che più ama: i gol. «Anche se da un pò di anni non sono mai dato titolare nelle previsioni precampionato, farmi sempre trovare pronto è una sfida che mi diverte», sorride il bomber piacentino, che promuove il possibile arrivo di Luis Fabiano (Galliani continua a insistere per ottenere uno sconto dal Siviglia), ma osserva che «se avessi 28 anni, il Milan non cercherebbe un'altra prima punta. Purtroppo ne ho 36, quindi la società fa bene».
Le ginocchia, però, non danno più noia («forse perchè ancora ci siamo allenati poco», scherza) quindi non è il caso di ridimensionare gli obiettivi personali: eguagliare i 124 gol in rossonero di Van Besten (ne mancano 8) e raggiungere i 318 (al momento è a 303) di Baggio nella classifica dei cannonieri italiani.

Tirare qualche rigore in più «non guasterebbe», ma c'è già chi è addetto all'incombenza: Ronaldinho, e prima ancora Pirlo. Ma non per questo è il caso di dire addio anche al regista bresciano, a cui Inzaghi manda un sms al giorno per dirgli di restare. «E - conclude - credo che sia anche la sua volontà».

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