Io, Rain Man paperone per sbaglio

John Elder Robison ha la sindrome di Asperger, una forma di autismo. Ma con l’elettronica e i motori ha scoperto di essere un genio. E la sua autobiografia è un bestseller

Io, Rain Man paperone per sbaglio

«Sono un tipo molto razionale. Gli psicologi dicono sia una caratteristica dell’Asperger». John Elder Robison l’ha scoperto a 40 anni: prima era solo un bambino strano, che non riusciva a guardare negli occhi le persone, non sapeva fare amicizia ed era sempre solo.

L’Asperger è una forma di autismo: una mente incapace di socializzare, dalla logica quasi schiacciante. È anche genialità, come quella di Rain Man: Robison ha mollato la scuola a 15 anni, ma si è costruito una carriera grazie all’abilità con le macchine (anche se per anni non è riuscito a guidare e parlare contemporaneamente). Ha lavorato nel mondo dell’elettronica, ha costruito la chitarra fumante dei Kiss e gli amplificatori per i Pink Floyd, ha partecipato alla creazione del primo videogioco parlante. Successo e soldi gli sono piovuti addosso, quasi per caso. E alla fine, spinto dal fratello Augusten Burroughs (autore di Correndo con le forbici in mano) ha scritto la sua autobiografia: s’intitola Guardami negli occhi e ora è arrivata in Italia (pubblicata da Sperling&Kupfer).

È vero che ha potuto scegliere tra le offerte di dieci editori, prima di pubblicare in America?
«Sì. Sono andato a New York una settimana e li ho interrogati tutti».

E alla fine il suo editore le ha offerto un milione di dollari?

«Sì. Ora il libro ha raggiunto le 500mila copie, in 20 paesi».

Come ha scoperto la sua abilità con le macchine?

«Quando ero piccolo andavo più d’accordo col mio trattore che con gli altri bambini. Le macchine sono prevedibili, e mai cattive. Il mio cane mi ha morso. Il mio trattore mai».

E la passione per le auto?

«A 4 anni credevo di essere un’auto. Poi oscillavo come un parabrezza. Le auto e le loro componenti sono sempre state speciali per me. Oggi la mia azienda vende e ripara Bmw, Mercedes, Jaguar, Rolls Royce, Maserati e Ferrari. Possiedo una Mondial e ho avuto una Testarossa».

Come ha cominciato a lavorare nel mondo della musica?

«Aggiustavo i sistemi del suono per piccoli gruppi. Poi sono finito in tour con i Kiss».

Che avventure ricorda?

«Avevamo whisky, auto veloci, droghe, moto, pistole, donne selvagge. Negli anni Settanta il mondo era diverso. Oggi molti di quegli animali da party sono morti, o in riabilitazione, o in prigione. Sono stato fortunato: l’Asperger mi ha salvato. Vedevo tutto, come attraverso una finestra, ma non ho mai partecipato davvero».

Ha ancora una chitarra fumante per ricordo?

«No. Però molte delle mie creazioni sono in mostra, per esempio all’Hard Rock Cafè. E ho ancora uno degli amplificatori fatti per i Pink Floyd».

Perché ha deciso di scrivere la sua autobiografia?

«In America ci sono decine di laureati a pieni voti a Harvard e Yale che hanno successo. La mia è una storia per le persone comuni. Ho abbandonato la scuola, ero senza un tetto e ho fatto affari con le auto».

Chiama davvero sua moglie Componente 2?

«Mia moglie è la seconda di tre sorelle. La più vecchia è Componente 1, la più giovane Componente 3. Altrimenti le dico semplicemente “Woof!”».

Altri nomi particolari?

«C’è Cucciolotto, mio figlio. E Cane, il mio cane. A me mancano le inibizioni delle persone “regolari”, perciò dico quello che penso, anche sui nomi».

Nessuno si arrabbia? Per esempio suo fratello, detto Zecca?

«Qualche volta qualcuno se la prende. Mio fratello ormai è troppo grande per essere Zecca. Ora gli dico soltanto “Ehi”».

Perché il suo libro s’intitola «Guardami negli occhi»?

«Da bambino me lo sono sentito ripetere spesso. È un problema tipico di chi ha l’Asperger. Se guardavo qualcuno negli occhi mi distraevo. Così come, se scatto una foto a un concerto, mi concentro così profondamente che non riesco a sentire più la musica».

I suoi progetti di oggi?
«Ho la mia azienda di automobili. Sono coinvolto in piccoli progetti musicali, sto lavorando a una storia dell’Indian Motorcycle, una società di Springfield.

Sono portavoce del programma autismo dell’Elms College del Massachusetts e partecipo alle ricerche sull’autismo ad Harvard. Il mio prossimo libro uscirà nel 2010. Dovrebbe chiamarsi Oltre il normale. Perché noi con l’Asperger siamo pensatori fuori dagli schemi».

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