Napoli - "Non sono il boss che racconta la tv". È questa, secondo quanto si è appreso, una delle poche battute pronunciate da Antonio Iovine poco dopo la cattura. Iovine, che insieme con il latitante Michele Zagaria ha raccolto l’eredità di Francesco Schiavone detto Sandokan insediandosi al vertice del clan dei Casalesi, così avrebbe inteso avvalorare la tesi della propria estraneità alle numerose e pesanti accuse contestategli nel corso degli anni - sfociate anche in una condanna definitiva all’ergastolo - rivolgendosi agli investigatori della squadra mobile e ai magistrati della Dda ieri sera negli uffici della questura di Napoli. Secondo indiscrezioni durante quest’anno già due volte le forze dell’ordine erano giunte vicinissime alla cattura, a marzo e a maggio scorso. Ma quando avvennero le irruzioni nei due covi, localizzati tra Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa, città natale d’o "Ninno", Iovine da poco si era allontanato. Secondo gli inquirenti, Iovine si spostava di frequente tra diversi nascondigli, ultimo dei quali il villino in via Cavour a Casal di Principe dove ieri pomeriggio è stato individuato. Non aveva documenti nè ne utilizzava di falsi, così come non adoperava mai telefonini.
"Se qualche volta gli è capitato di usare un cellulare - ha spiegato un inquirente - subito dopo distruggeva la scheda". Si avvaleva della complicità di personaggi della zona per i suoi spostamenti, sia tra un covo e l’altro, sia per viaggi in altre regioni d’Italia, come l’Emilia e la Toscana, sia all’estero, come in Francia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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