Jannik, il n.1 antidivo armato di normalità

Sinner il migliore senza passare da social e gossip. Esempio per tutti comunque... Wada

Jannik, il n.1 antidivo armato di normalità
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Quella volta che in conferenza stampa gli hanno chiesto se davvero con Anna ci fosse del tenero, lui ha alzato la testa e ha risposto che sì, «stiamo insieme, sono un ragazzo come tanti altri. Ma sapete che non mi piace parlare della mia vita privata, per cui non risponderò più a domande sull'argomento». Punto e a capo. E non è tanto il fatto di essere per forza il personaggio dell'anno, ma è come ci si arriva: Jannik Sinner ha scelto la via più difficile, in questo mondo così fuori dalle righe. Ha scelto la normalità.

Non sappiamo ora se la sua storia con la collega Kalinskaya sia ancora in piedi, ma francamente chi se ne importa. È solo per spiegare come un bambino partito dall'Alto Adige con una racchetta in mano in cerca di fortuna a Bordighera, possa poi essere diventato il numero uno del mondo del tennis, per distacco, senza dover passare per forza dalla porta dei social e della notizia a tutti i costi. O meglio: di notizie su Jannik Sinner in questo 2024 ne sono arrivate quotidiane, ma lui le ha sempre vissute pubblicamente con un'emozione contenuta, lasciando che il chiasso che si amplificava dentro di lui non facesse troppo rumore. D'altronde: chi avrebbe potuto altrimenti vivere un anno così? Passando tra incredibili gioie e tremendi dolori, tenendo lo sguardo diritto a sé e non derogando dal suo programma di vita e di sport: lavoro, sacrificio, felicità, senza mai avere un traguardo definito. Perché, come dice lui, «c'è sempre da migliorare». E poi Noi, Patria e Famiglia. Ovvero il team («bisogna sempre circondarsi delle persone giuste che ci fanno stare bene»), l'Italia («sono orgoglioso di esserlo», detto con quell'inflessione tedesca che racconta come le diversità si possono incontrare; anche se è vero, vive a Monte Carlo, ma non si può piacere a tutti), papà Hanspeter e mamma Siglinde («vorrei che tutti i ragazzi avessero genitori come i miei ha celebrato così il primo grande titolo vinto in Australia -. Mi hanno permesso di inseguire i miei sogni»). Lui, il tennis e la vita, perché sembra incredibile che in dodici mesi sia successo tutto questo: due Slam, la cima del ranking, il titolo di Maestro, la seconda Coppa Davis, il distacco abissale sugli altri in classifica, 70 vittorie e sole 6 sconfitte; ma anche la mail del suo amico d'infanzia e manager che gli annuncia «sei positivo», alla quale lui risponde con la serenità di sempre: «Certo, io sono sempre positivo». No, non aveva capito, era doping: e allora poi tutto quello che è successo, il sorriso che gli si spegneva negli occhi, le notti insonni, la sconfitta a Wimbledon mentre era bianco come un cencio, l'assoluzione dopo aver vissuto mesi nel tormento senza poterlo esternare, il licenziamento dovuto dei due uomini di cui più si fidava, il ricorso dell'antidoping che ancora pende sulla sua testa, Kyrgyos e colleghi affini che all'improvviso trovano un modo per tentare di abbatterlo (senza riuscirci). Si può essere all'inferno e in paradiso allo stesso tempo, eppure non perdere mai se stessi.

Jannik, per questo, è l'uomo dell'anno, comunque Wada. È il numero uno che non ti guarda mai dall'alto in basso, lo sportivo che ti dimostra che nulla è impossibile se davvero ha voglia di impegnarti, è il ragazzo che passando da Riccardo Piatti a Simone Vagnozzi e Darren Cahill sa benissimo che senza tutti loro lui sarebbe oggi un perfetto sconosciuto.

O magari solo il fidanzato di Anna Kalinskaya, ma se davvero la coppia ora sia scoppiata o meno sarebbero comunque fatti loro lo stesso. Per cui rassegnatevi amici del gossip e del mondo che va al contrario: il 7 gennaio si ricomincia.

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