Kabul - Attacco agli italiani. Un ordigno è esploso al passaggio di una pattuglia di militari nell'Ovest dell'Afghanistan: quattro i feriti. Nessuno di loro, secondo quanto riferiscono al comando del contingente di Herat, "versa in pericolo di vita". Il Lince su cui viaggiavano è stato gravemente danneggiato. L'attentato si è verificato alle 7,06 (le 3,36 in Italia) nel corso di una "ricognizione operativa" nell'area della Zeerko Valley, a circa 20 km a sud di Shindand. Un blindato Lince è stato investito dalla deflagrazione e quattro militari italiani sono rimasti feriti. Sul posto, riferiscono al comando del contingente, sono subito intervenuti i soccorsi, che hanno provveduto a trasferire i militari all'ospedale da campo di Herat.
I feriti I quattro militari coinvolti nell'attentato hanno tutti telefonato personalmente alle famiglie: al comando del contingente italiano di Herat spiegano che "solo uno ha riportato un leggero trauma da scoppio, mentre gli altri tre sono di fatto illesi. Stanno tutti bene". Si tratta del primo caporal maggiore Luca Telesca; del primo caporal maggiore Francesco Catania e dei caporal maggiori Vincenzo Crispo e Francesco Munafò, tutti in servizio al 183/o reggimento della brigata Folgore di stanza a Pistoia.
L'attentato Il blindato Lince coinvolto nell'attentato nella Zeerko Valley, un'area tristemente famosa per analoghi episodi accaduti in passato, è saltato su un ordigno la cui natura non è stata ancora accertata: sul posto sono intervenuti gli artificieri del Regional Command West di Herat, comandato dal generale Alessandro Veltri. Due le ipotesi: o una mina esplosa in seguito alla pressione esercitata dal mezzo, o un Ied, un ordigno esplosivo improvvisato azionato a distanza. La deflagrazione è stata comunque violenta e il Lince (un modello nella configurazione tradizionale, cioé senza la torretta blindata di recente introduzione) si è dimostrato ancora una volta affidabile perché, pur rimanendo seriamente danneggiato, è riuscito a tutelare i quattro occupanti. Questi ultimi sono stati soccorsi rapidamente e subito trasportati con due elicotteri AB 212 dell'Aeronautica militare all'ospedale da campo di Herat.
L'Onu ritira il personale L'Onu ha reso noto che evacuerà o ricollocherà provvisoriamente circa 600 dei suoi circa 1.100 addetti che operano in Afghanistan per i rischi connessi alla sicurezza. Lo afferma un portavoce locale delle Nazioni Unite, correggendo quindi la cifra diffusa precedentemente tramite una fonte Onu, che parlava di 900 addetti da evacuare. Il portavoce Aleem Siddique ha detto che alcuni dei 600 addetti "non essenziali" saranno portati temporaneamente fuori dall'Afghanistan, mentre altri invece saranno ricollocati all'interno del Paese in luoghi più sicuri, dopo che i talebani hanno ucciso cinque dipendenti stranieri dell'Onu in un attacco a una loro sede nella capitale afghana il 28 ottobre scorso. "Quei pochi che resteranno sono considerate personale essenziale" ha detto. Il provvedimento, ha specificato Siddique, durerà "un certo numero di settimane". "Le Nazioni Unite sono state in Afghanistan per mezzo secolo e non stiamo per andarcene ora. Il popolo afghano vuole che restiamo" ha detto il portavoce. I 600 addetto da evacuare, ha precisato il portavoce, sono tutti stranieri. In totale la missione Onu in Afghanistan conta circa 5.600 addetti, per lo più afgani, solo 1.100 dei quali sono stranieri. "Il nostro impegno - ha assicurato il portavoce Siddique - resta quello di assicurare che tutti i nostri programmi e le nostre attività continuino.
Ma visto ciò che è accaduto la scorsa settimana (l'attacco dei talebani) è chiaro che dobbiamo porci il problema di come il nostro personale possa continuare a svolgere quei programmi e quelle attività, e al contempo badare alla loro sicurezza" ha concluso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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