L’arcangelo neoclassico ora somiglia a un dio greco

Bellezza, dolcezza, pace. Sono questi i valori che ha voluto esprimere Igor Mitoraj nella sua opera «Visita a Maria», appena acquisita dai Musei Vaticani grazie alla generosità del British American Tobacco Italia. Si tratta di una duplice scultura in marmo di Carrara, raffigurante l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, nel momento immediatamente precedente l’Annunciazione. Come afferma il direttore dei Musei Vaticani, Francesco Buranelli, «l’Arcangelo, vestito di luce, non si è ancora palesato; la fanciulla è timorosa, raccolta in sé, ancora inconsapevole di un futuro di dolore e di gloria che, forse, già presagisce». Un solo colore, il bianco, dà l’idea della luce divina trasmessa dall’Angelo e allo stesso tempo della purezza di Maria. Nessun rumore, nessun elemento di disturbo distrae dall’intenso rapporto emotivo che si instaura tra i due. Non compaiono neppure i consueti attributi dell’iconografia tradizionale come il fiore di giglio tra le mani di Gabriele o il libro di meditazione tra quelle di Maria. Le sculture si rifanno al mondo classico nella loro essenzialità e nella loro idealizzazione. Il corpo dell’Arcangelo, a torso nudo con la muscolatura evidenziata, ricorda quello di una divinità greca. Mitoraj per la prima volta si cimenta con l’arte sacra, senza rinunciare però al suo amore per il mondo antico e per i miti. Le figure sono volutamente incomplete. Sta alla sensibilità dell’osservatore - sembra suggerire lo stesso artista - integrare le parti mancanti. Del resto questa frammentarietà, che può far pensare all’incompiuto michelangiolesco, dona una maggiore intensità e trasmette forti emozioni. Se nei soggetti legati al mondo classico questa via di mezzo tra il finito e il non finito diventa un incontro fra memoria ed elaborazione artistica, in quest’opera il risultato è un’accentuazione del senso di mistero dell’evento rappresentato. Del resto l’Annunciazione è proprio uno dei Misteri Gaudiosi della religione cattolica.

Il gruppo marmoreo è stato realizzato nel 2003 ed è stato già esposto al Pantheon di Roma, al Parlamento Europeo di Bruxelles e nella mostra monografica nei Mercati di Traiano del 2004 dedicata al maestro polacco, ma italiano di adozione visto che da anni vive a Pietrasanta.

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