L’economia è cosa seria

Ieri il professor Romano Prodi, il nostro presidente del Consiglio, sempre più pro-tempore, ha affermato che la finanza pubblica va tenuta in ordine ma che questo non deve impedire la crescita del nostro Paese. Siamo perfettamente d'accordo. Il problema è che quello che ha fatto Prodi in quest'anno va esattamente nel senso contrario.
Il Professore si riferiva al patto di stabilità europeo, quel patto per il quale i Paesi dell'Unione devono tenere la finanza pubblica in ordine. Noi siamo tenuti al rispetto di alcuni parametri e questo dovrebbe servire a creare, appunto, una certa stabilità economica e finanziaria, soprattutto dopo l'adozione della moneta comune: in particolare si tratta del rapporto deficit/Pil che deve mantenersi sotto il 3% e il rapporto debito/Pil vicino al 60%.
Il professore bolognese ha anche affermato che il Patto deve essere adattato alle varie situazioni politiche ed economiche. Potremmo essere anche d'accordo. Il Patto non è un dogma di fede. Ma la sua revisione richiede tempo, molto tempo.
Per intanto Prodi sa benissimo che, pur non cambiando il Patto, cioè stando dentro il Patto si possono fare scelte che non impediscano la crescita della nostra economia e scelte che, viceversa, impediscano la crescita della nostra economia. Il suo governo, con la partecipazione straordinaria di Vincenzo Visco, hanno fatto proprio questo secondo tipo di scelte. Rispetto del Patto a sfavore dello sviluppo del Paese, questo - in sintesi - quello che hanno combinato.
Anzitutto, come il lettore sa bene, sbagliarono tutto sulle previsioni. O, meglio, dissero cose importanti per finalità becere: far credere che l'Italia fosse sull'orlo del precipizio e mettere paura alla gente perché, altrimenti, sull'orlo del precipizio ci finivano loro. Come, fortunatamente, sta accadendo. Fecero una finanziaria tutta lacrime e sangue e si scoprì molto presto che non ce ne sarebbe stato assolutamente bisogno.
Poi passarono agli inasprimenti fiscali. Risultato? In presenza di una ripresa solida dell'economia internazionale il nostro governo ha fatto il miracolo non solo di non riuscire ad agganciarla, ma anche di far trovare il Paese, nel 2007, con un Pil inferiore a quello del 2006. Per ottenere lo stesso Pil del 2006 sarebbe bastato, visto che l'economia si è rimessa a correre in tutta Europa e nel mondo, non fare cose sbagliate. Non occorreva neanche mettere in piedi politiche economiche particolarmente argute. Bastava fare la politica economica del surf, stare sull'onda delle economie forti.
Riepilogando: terrorismo psicologico sui consumatori-contribuenti, terrorismo reale nelle tasche degli italiani, nessuna forma di spinta (i colti direbbero incentivante) alle imprese piccole e medie. Anzi bastonate. Dalla politica del surf a quella delle manganellate. Non c'è male.
Se poi il professor Prodi ha la forza di far cambiare il Patto ben venga. Ma abbiamo l'impressione che non ce l'abbia nemmeno per far rispettare il suo patto a Pecoraro Scanio e compagnia cantante.


Ha detto che il Patto è una «cosa seria». Lo ha detto con la prosopopea di circostanza con la quale tenta di colmare il vuoto di contenuto delle sue affermazioni. Anche l'economia di questo Paese è una cosa seria. Il suo governo non ne è all'altezza.

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