L’eleganza? È un principe «nudo»

Il prestigioso Pergamonmuseum di Berlino e l’Altes Museum della stessa città prestano fino al 16 marzo i ritratti di Attalo I e Attalo III, sovrani di Pergamo, al Museo nazionale di Palazzo Massimo alle Terme. È la prima volta che i pezzi vengono in mostra a Roma, nella sala del cosiddetto Principe ellenistico (un tempo identificato come Attalo II), per farci conoscere uno dei regni dei Diadochi, i successori di Alessandro Magno, ceduto in eredità ai Romani nel 133 a.C. dall’ultimo dei sovrani pergameni Attalo III. Il re era proprietario delle risorse del sottosuolo e delle grandi officine del regno, che oltretutto sfruttava la felice posizione sull’Ellesponto, sulla rotta per il Mar Nero, per ricavare proventi dai traffici marittimi. Con Attalo I Sotèr (241-197 a.C.), il primo governante a fregiarsi del titolo di «basileus» (re), Pergamo divenne la più forte potenza militare ed economica dell’Asia minore. Fu lui a erigere il famoso gruppo dei Galati nel santuario di Atena, le cui statue ci sono giunte in copie romane. Il ritratto di Attalo I apparteneva a una statua più grande del vero. Lo sguardo pensoso rivolto lontano, la fronte corrugata e il mento volitivo sono elementi caratteristici dell’arte pergamena. La chioma è molto particolare, perché eseguita in due momenti: all’originaria capigliatura corta fu sovrapposta una corona di capelli dalle forme molto plastiche, forse per alludere alla divinizzazione del sovrano dopo la morte, richiamando i ritratti di Alessandro Magno, a cui si ispiravano i re ellenistici. Il ritratto di Attalo III (138-133 a.C.) è molto più vicino all’arte classica(rinvenuto nel 1885). Il volto apparteneva a una grande statua che doveva essere anche in questo caso ricollegata al culto del sovrano divinizzato.

Quanto al cosidetto Principe ellenistico, si tratta di un grande bronzo raffigurante un aristocratico romano in nudità eroica, appoggiato con il braccio sinistro a un'asta. L’impostazione ricorda l’Alessandro con lancia di Lisippo (che risale al II secolo a.C).

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