nostro inviato a Cernobbio (Como)
È una realtà poco nota al grande pubblico, eppur sempre più importante. Lindustria elettrotecnica ed elettronica italiana è terza in Europa, con 56 miliardi di euro di fatturato aggregato, pari all11,1% di quello Ue. Conta 1.120 imprese che danno lavoro a 170mila persone. Un settore un tempo marginale, ma ora strategico, come ha ricordato ieri Guidalberto Guidi, pesidente dellassociazione di categoria, lAnie, durante lassemblea annuale, svoltasi a Cernobbio, nel Comasco.
Rispetto a un anno fa le notizie sono parzialmente confortanti. «Non siamo ancora fuori dalla crisi, ma il trend negativo è stato interrotto. E nel primo quadrimestre cè stata una variazione positiva del 10,7%», generata, però, quasi esclusivamente allestero, in quei mercati asiatici che, secondo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervenuta allassemblea, diventeranno sempre più strategici.
Le aziende italiane, una volta di più, hanno saputo reagire alla crisi. Guidi ha ricordato il rapporto privilegiato «quasi familiare» con i dipendenti, che consente una straordinaria flessibilità, limitando le ricadute negative sulloccupazione. E ha evidenziato come, in piena crisi, le nostre imprese abbiano aumentato dell8,8% gli investimenti in ricerca e sviluppo, portandoli a 2,3 miliardi di euro. «Aziende medie, innovative e multilocalizzate», le ha elogiate Guidi.
Ma le buone notizie finiscono qui. Il sentimento degli imprenditori per il secondo semestre è più cauto. E una crescita dell1,3% in Italia non è sufficiente a garantire una ripresa delloccupazione. «Confindustria appoggia il governo sulla strada del rigore», ha ricordato la Marcegaglia, tuttavia senza tradire limpegno a ridimensionare il debito pubblico, ha auspicato un piano concreto per modernizzare le infrastrutture, valorizzare lefficienza energetica, il risparmio energetico e le energie rinnovabili con una visione strategica.
La presidente di Confindustria ha, però, criticato l'articolo 45 della manovra, spiegando che rischia di vanificare gli effetti del Conto energia e dunque compromettere un settore che sta crescendo rapidamente.
Ampliando la riflessione, la stessa Marcegaglia ha ricordato che il costo del lavoro nel settore manifatturiero negli ultimi dieci anni è aumentato del 10% in Italia, mentre in Germania è diminuito del 20%.
E Guidi ha auspicato una profonda revisione delle leggi che rendono sempre più oneroso e dunque meno competitivo il sistema Italia. «Per 40 anni abbiamo beneficiato di un tenore di vita troppo elevato; ora ci viene presentato il conto. Dunque occorre diminuire il costo del lavoro, altrimenti la nostra industria continuerà a emigrare allestero».
Una tendenza che bisogna spezzare, tanto più che anche Bruxelles sta rivalutando il ruolo del manifatturiero, come ha detto Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea per lindustria e limprenditoria: «Il mito di società che si reggono solo su servizi e finanza è crollato. Lindustria torna a essere prioritaria». E lItalia resta il quinto produttore al mondo e il secondo pro capite, trainata non più solo dai settori tradizionali, ma anche in quello dellelettrotecnica e dellelettronica.
Guidi ha elencato alcune aree in cui è possibile generare una crescita significativa: infrastrutture di rete (nucleare e smart grid), reti per la comunicazione (banda larga e ultra larga), trasporti ferroviari, settore edile.
Insomma, chiede di sostenere un settore ad alto contenuto tecnologico che è votato allexport (e questo spiega il buon andamento del primo quadrimestre), ma che potrebbe crescere - e tanto - anche in Italia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.