L’haka di Weepu per cancellare 24 anni di beffe

AucklandAll’inizio è stato sulle prime pagine dei giornali perché era morto il nonno e perché aveva tirato fuori dall’impaccio gli All Blacks dopo l’infortunio di Dan Carter. Adesso è già l’eroe in nero di questi mondiali, l’uomo squadra, il capitano senza averne i gradi. Piri Weepu è l’uomo che detta da sempre i ritmi dell’haka, l’anima maori di una squadra chiamata all’ultima battaglia, quella decisiva per riportare a casa, dopo 24 anni, la William Webb Ellis Cup, la coppa del mondo ovale. Farà lo stesso domenica, contro la Francia, la stessa finale di allora. Quella partita Piri l’ha vista solo in dvd. E’ un pezzo di storia per la Nuova Zelanda ma anche una specie di incubo. In due occasioni, proprio la Francia ha sbattuto gli All Blacks fuori dal mondiale. E gli ultimi ad averli battuti all’Eden Park sono ancora loro, nel ’94.
Ecco perché per Piri questa partita non è una partita come le altre. Lo capisci quando scopri che dopo i quarti con l’Argentina è andato a riprendere un paio di suoi compagni che avevano alzato un po’ troppo il gomito al Mac’s Brewery, un pub di Takapuna. Ci tiene al mondiale e contro la Francia si giocherà con due suoi compagni, Ma’Nonu e Jerome Kaino anche l’elezione al titolo di miglior giocatore del mondo. Insomma in ottanta minuti Piri può diventare il vero eroe per tutta la Nuova Zelanda, più ancora di Richie McCaw, l’intoccabile. Piri ha la faccia di chi non tradisce, è quella di un attore di un film neorealista, il ghigno timido del ragazzo con mille insicurezze e poi la grande determinazione, la forza di farsi carico della squadra nei momenti di difficoltà.
Si sapeva che senza Dan Carter, la Nuova Zelanda non sarebbe stata più la stessa. Weepu è riuscito invece nel miracolo di far quasi dimenticare il grande assente, diventando per Graham Henry una pedina insostituibile. Da quando non c’è più Carter, è lui a farsi carico di portare fieno in cascina nella macchina da guerra degli All Blacks. Corse, placcaggi ma soprattutto calci e punti da mettere sul tabellone. A Wellington, negli Hurricanes, ogni tanto gioca anche all’apertura, ma sulla schiena ha tatuato il numero 9, quello del mediano di mischia. Debutto nel 2004, in tutto 54 presenze limitate dall’affollamento nel ruolo di gente come Cowan ed Ellis che tra l’altro gli aveva soffiato il posto nel 2007. A casa Weepu il rugby si mangia a colazione. Suo fratello è stato un professionista del rugby a tredici ma Piri della “league” non ne ha mai voluto sapere, neanche quando c’era stato un interessamento dei Gold Coast Titans per fargli passare la frontiera. Anche per questo in Nuova Zelanda è considerato uno di casa.
Nelle fotografie che circolano sulla rete, Piri dà ora il volto a Mr.T, ora a Superman o all’uomo ragno. Potenza del Photoshop ma anche merito di questo ragazzo speciale che si prepara ad affrontare sul campo la sfida che 4 milioni di persone aspettano da 24 anni. Ancora una volta contro la Francia, ancora una volta da mediano di mischia come David Kirk, l’unico kiwi che abbia mai alzato al cielo la coppa. L’attesa in Nuova Zelanda è spasmodica.

Ci si prepara per la festa. La Francia del resto è già stata battuta 37 a 17 nella prima fase. «Non è una formalità», tengono comunque a ribadire i padroni di casa. Ma tutto il contesto gioca dalla loro parte. E Piri stavolta è l’uomo in più.

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