Talmente importante per la città che Marta Vincenzi, nel primo duello elettorale, lo aveva definito «un dono venuto dal cielo». «Dal cielo non viene un bel niente, e se l'Iit oggi è a Genova è merito del precedente governo e della precedente Giunta regionale» aveva prontamente risposto Renata Oliveri, candidata alla presidenza della Provincia. Fatto sta che l'Istituto italiano per le tecnologie adesso è considerato da più parti una pietra portante per l'assetto strategico produttivo della Regione e dell'intera economia italiana. A ribadirlo ieri, nella nuova sede di Morego, è stato perfino il ministro dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi, mai troppo favorevole in passato alla scommessa dell'Iit e oggi uno dei più decisi sostenitori: «L'Iit è nato tra molte speranze e qualche polemica, ma è sempre utile vedere le facce di chi lavora e conoscere cosa si fa in concreto per capire l'importanza di un istituto come questo: anche la tecnologia ha una sua fisicità». E aggiunge: «In questo cammino abbiamo capito che l'Iit sta perfettamente in rete con il resto del sistema» senza scontrarsi, per esempio, con l'università, cosa che non in pochi avevano paventato.
Nonostante tutto l'Iit ormai è a Genova e sembra intenzionato a mettere le radici all'ombra della Lanterna. Il complesso immobiliare di 30 mila metri quadrati nella località di Morego sta per essere acquistato dalla fondazione dell'istituto. «La Regione aiuterà l'Iit con un finanziamento a fondo perduto pari al 50 per cento del costo dell'immobile» annuncia il presidente Claudio Burlando. La cifra stanziata dalla Regione dovrebbe quindi aggirarsi intorno agli 11,5 milioni e mezzo di euro. «È un immobile di proprietà di una società per azioni, e fatti i debiti conti, grazie all'aiuto della Regione - spiega il presidente dell'Iit Vittorio Grilli - avremo un risparmio di risorse rispetto alle spese di affitto». E nel gioco delle cifre ora tutti promettono finanziamenti, dopo che, in quest'ultima legge Finanziaria, i fondi per la ricerca e per l'Iit in particolare, erano improvvisamente spariti. «La riduzione di quest'anno è una parentesi e dal 2008 all'Iit arriveranno 80 milioni di euro sine die» promette il ministro. Mussi però evidentemente imbarazzato per i tagli contro cui si era battuto invano con il ministro dell'Economia Padoa Schioppa, ritorna più volte a giustificare la scelta. Ma rilanciando: «Ora punteremo allo sviluppo con i conti in ordine. La vera sfida, dopo un anno di penuria è la massa critica per più risorse umane e finanziamenti». Per controllare, orientare e distribuire i fondi pubblici per la ricerca dai prossimi mesi sarà operativa un'agenzia specifica: l'Anvur (agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca). «Sarà una rivoluzione - spiega il ministro - perché in Italia non abbiamo una grande cultura della valutazione».
I numeri che ruotano intorno all'Iit però sono già quelli importanti: 120 ricercatori dipendenti, altri 400 lavoratori nella rete, quattro piattaforma di ricerca, e prestigiosi direttori scientifici scelti tra i 155 curricula di altissimo livello internazionali. Dei 120 dipendenti, 80 lavorano a Genova e circa il 35% ha passaporto straniero, mentre la maggior parte degli italiani vanta studi e ricerche pluriennali all'estero. Numeri che però sono destinati ad aumentare visto che entro il 2008 l'istituto conta di arruolare 350 ricercatori. «Quello che mi rende orgoglioso - ammette il direttore scientifico Roberto Cingolani - è l'età media dei ricercatori che è sotto i 30 anni».
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