L’INTERVISTA MASSIMO CACCIARI

«Ma è marketing! Cosa c’entra la polemica? Non c’è nessuna polemica». La parola che fa scattare i nervi al filosofico sindaco di Venezia Massimo Cacciari è quella lì: polemica. Sembrava potesse essere proprio quello il motivo della nuova «Secessione» artistica promossa da Cacciari (nelle doppie vesti istituzionali di patrocinatore della mostra contestata e di quella contestatrice), cioè l’idea di organizzare in contemporanea alla Biennale di Venezia un’esposizione d’arte alternativa a quella «ufficiale» del Padiglione Italia, quest’anno impostato sul ritorno al figurativismo. Invece no, ci spiega spazientito il coltissimo autore adelphiano.
Sindaco però, abbia pazienza, una contromostra proprio mentre c’è la Biennale in corso...
«Ma cosa c’entra? Noi speriamo di attrarre un po’ di spettatori a Ca’ Pesaro durante la Biennale».
Non c’è la volontà di fare una anti-Biennale?
«Nessunissima polemica, come si fa a fare polemica prima di vedere le opere esposte? È un’idea. Siccome la scelta dei curatori della Biennale è una scelta a tema, abbiamo pensato di fare una cosa che sfruttando l’idea della Secessione - e l’idea mi pareva brillante - potesse permetterci di esporre anche altri artisti e attrarre visitatori».
Arte non figurativa?
«Guardi, non ne ho la più pallida idea perché non faccio il curatore di mostre, le assicuro che non so assolutamente cosa verrà esposto. Aspetto di vedere».
Aspetta di vedere, però già si organizza la «Secessione» da quello che verrà esposto al Padiglione Italia....
«Ma lo facciamo per arricchire ulteriormente l’offerta culturale e artistica di Venezia in questo periodo sfruttando un’idea. Visto che si celebra il centenario del Futurismo è bene ricordare che l’arte futurista non venne esposta nella Biennale di allora ma nella Secessione della Biennale».
Cioè le innovazioni artistiche nascono fuori dai circuiti ufficiali?
«Ma l’arte è gioco, l’arte è critica, l’arte è polemica, l’arte è conflitto. Tutta l’arte contemporanea è nata da dibattiti, da conflitti. Quando mai l’arte è nata unicamente attraverso le esposizioni ufficiali?».
Quindi volete stimolare un dibattito sull’arte.
«Ma certamente che ci vuole un dibattito. Il confronto è l’humus da cui sono nate le manifestazioni artistiche contemporanee».
E quale deve essere?
«Ma non so... prima bisogna vedere le cose. Questo curatore avrà pensato di esporre opere che possano dialogare anche conflittualmente con quelli che hanno scelto Beatrice e quell’altro».


Ma lei da filosofo condivide questo ritorno al figurativismo promosso dai curatori del padiglione italiano alla Biennale scelti dal ministro Sandro Bondi?
«Io scrivo libri su queste cose, in due battute mi sarebbe difficile spiegarlo, non vado dietro le mostre o le esposizioni».

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