RomaPuntuale come una campana a morto, arriva la condanna della corte di Giustizia Ue di Lussemburgo per lItalia a causa dellaffaire dei rifiuti in Campania. Mica solo un duro attacco nella sentenza per «non avere adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare lambiente», ma - meno prosaicamente - un bel taglio di 500 milioni di euro di aiuti. Che per ora finiscono congelati, nelle casse di Bruxelles, ma che rischiano di saltare definitivamente se la regione non si darà una mossa presentando di qui a breve il definitivo «piano rifiuti» che fino a questo momento resta fantasma.
Ma è un altro lo spettro di cui, sottovoce, pure si parla diffusamente in queste ore a Bruxelles: Romano Prodi. E infatti, la sentenza diramata che incolpa lItalia viene fatta passare da tv e parecchi media (specie allestero) come un nuovo smacco per lattuale esecutivo. Visto che nella condanna ci si limita a mette in rilievo come nel 2007 non sè vista traccia di discariche e inceneritori che il governo sosteneva daver messo in piedi - né migliorie nonostante laiuto fornito da altre regioni e dalla Germania - e che per di più lesecutivo italiano sè aggrappato a «inadempimenti contrattuali e comportamenti criminali indipendenti dalla sua volontà» per cercare di giustificarsi. Mentre, secondo i giudici di Lussemburgo, «né lopposizione delle popolazioni, né gli inadempimenti contrattuali e neppure lesistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva rifiuti Ue».
In soldoni, una sonora bocciatura e un deciso sbugiardamento. Senza però il soggetto cui appenderli. A Berlino come a Londra o a Parigi cè chi avrà pensato al solito Berlusconi. Mentre invece chi vantava discariche inesistenti o minacce camorristiche per giustificare la sua inazione aveva un altro nome e cognome: quello del professore bolognese. Cè chi dice si sia trattato di bon ton, dato che Prodi aveva lasciato la guida della commissione solo qualche anno prima. Chi sostiene invece - e forse non a torto - che quasi sempre le sentenze non individuano soggetti, bensì si limitano a sancire condanne ad un Paese pescato in contravvenzione. Resta il fatto che le date citate nella condanna (nel luglio del 2007 parte la lettera di diffida della commissione; nel gennaio del 2008 il governo italiano organizza un appuntamento in cui promette soluzioni per lautunno, mentre la Ue le reclama entro marzo) rientrano tutte nella gestione del premier dellepoca: Prodi appunto. Che tra laltro aveva provveduto ad una girandola di commissari proprio per cercare di trovare una soluzione allemergenza rifiuti, nominando - dopo Bassolino - prima il prefetto Pansa e poi De Gennaro. Senza cavare un ragno dal buco.
Insomma, i due anni trascorsi e il nulla prodotto non hanno mosso a compassione la Corte di Giustizia. Che ieri ha varato la sentenza con relativo congelamento dei 500 milioni. «Storia vecchia. Sentenza attesa ma si riferisce a vicende di anni passati...» ha osservato Bassolino. «Siamo lontani dallemergenza - gli ha fatto eco lassessore allambiente campano Ganapini - e vicini a una soluzione che ci porterà ad essere tra i migliori in gestione rifiuti».
Peccato però, stando a quel che filtra da Bruxelles, che manchi ancora il «piano» rifiuti che serve a scongelare quei 500 milioni. A rivelarlo leuroparlamentare Pdl Rivellini che è corso alla direzione generale dellAmbiente assicurando che il nuovo governo regionale farà di tutto per presentarlo quanto prima. Erminia Mazzoni (anche lei pdl) annuncia a sua volta dalla capitale europea che porterà una delegazione di europarlamentari in Campania a fine aprile per mostrare loro quanto si è già fatto.
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