L'appello di Vittorio Sgarbi "Restituiamo Muti al teatro milanese"

Il Maestro lasciò nel 2005 dopo quasi vent'anni (con polemiche). Il sottosegretario: Meyer deve richiamare "in ogni modo" il direttore

L'appello di Vittorio Sgarbi "Restituiamo Muti al teatro milanese"

«Se fossimo in Francia il grande direttore Riccardo Muti sarebbe stato trattenuto con qualunque mezzo all'Opera dove oggi il direttore musicale è Gustavo Dudamel. Un sovrintendente di respiro internazionale, com'è certamente Meyer, avrebbe dovuto, e dovrebbe in ogni modo, restituire alla Scala Riccardo Muti, per troppo tempo lontano dal teatro che ha reso glorioso in vent'anni d'irripetibile magistero». Così il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi torna sulla polemica con il sovrintendente del teatro La Scala Domenique Meyer. Il nome del grande direttore d'orchestra ritorna quindi all'interno del dibattito scaligero. Come si sa, Riccardo Muti lasciò la Scala non senza qualche ombra polemica. È una scelta obbligata - spiegò Riccardo Muti nel 2005 - malgrado le attestazioni di stima espresse nei miei confronti dal consiglio di amministrazione, l'ostilità manifestata in modo così plateale da persone con le quali ho lavorato per quasi vent'anni rende davvero impossibile proseguire un rapporto di collaborazione che dovrebbe essere fondato sull'armonia e sulla fiducia. Fare musica insieme non è soltanto un lavoro di gruppo. Richiede, nella condivisione, stima, passione e intesa, sentimenti che ho creduto essere la costante di questi 20 anni di lavoro al Teatro La Scala». Il ritorno del grande maestro fu richiesto allora anche dagli Amici del Loggione, notoriamente molto rigidi nei confronti dei direttori d'orchestra, Insomma, Sgarbi ha aperto un altro fronte che in qualche modo coinvolge il sovrintendente Meyer dopo la vivace polemica scoppiata nel giorno della Prima.

«La mia opinione è questa: perché la Scala deve avere sempre sovrintendenti stranieri, posso dirlo o devo avere la delega? Vorrei che almeno due istituzioni italiane, la Scala e gli Uffizi avessero un direttore italiano. E sono amico degli attuali direttori, ma lo dico come principio. Risulta che ci sia un direttore italiano al Louvre o all'Opera?». Un attacco cui il sovrintendente ha risposto a stretto giro: «Sono in Italia da 30 anni e la prima volta che sono venuto alla Scala era il 1980. Non mi sono mai sentito uno straniero.

E mi sento a casa laddove si fa cultura. Per la prima volta ho sentito questa parola dura, straniero, mi ha fatto pena. Io sono stato accolto qui sempre molto bene da 35 anni . Mi fa pena essere considerato adesso come un cattivo straniero».

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