Lavorare da remoto non fa sempre rima con isolamento e solitudine. Grazie alle nuove tecnologie è infatti possibile incontrare persone con le stesse esigenze. Un esempio è WorkMate, un'applicazione che permette a professionisti che operano a distanza di localizzare altri smartworkers attivi nella stessa area geografica, con lo scopo di trovare qualcuno con cui condividere un'esperienza affine in presenza e con cui confrontarsi. L'idea è di Luca Cubeddu, business design e digital transformation; Roberto Carta, software engineer; Anna Satta, innovation engineer. WorkMate, presentato in occasione dell'hackathon online «Accesso remoto - Lavorare, formarsi e connettersi oltre la presenza fisica», geolocalizza l'utente al quale offre la possibilità di visualizzare su una mappa altri lavoratori da remoto che si trovano nelle vicinanze, filtrando i potenziali nuovi colleghi per area di impiego e lingua parlata. In questo modo risolve i problemi di isolamento sociale che spesso affliggono chi lavora a distanza.
Il progetto nasce infatti dal presupposto che southworking e nomadismo digitale non rappresentino solo un flusso di lavoratori, ma uno scambio di idee e know-how che arricchiscono le comunità ospitanti e la loro scena economica. «La sfida era chiara: come trasformare l'esperienza del lavoro, proponendo idee e soluzioni che rispondessero all'esigenza di migliorare la gestione e la collaborazione tra colleghi connessi da remoto? Abbiamo subito pensato alle cose che più ci mancano lavorando da casa: la pausa caffè, il rapporto umano con i colleghi, lo scambio e il confronto raccontano gli ideatori -.
Da qui nasce la nostra idea di creare una community di smartworkers sul territorio, che tramite la nostra app possono incontrarsi e condividere così la loro esperienza, integrandosi e interagendo anche con chi già abita nella zona».
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